Guerra Ucraina: Ue e Nato in allerta. “Proteggeremo le infrastrutture”

"Più di 10 missili sono stati inviati dal paese terrorista nella regione di Dnipropetrovsk - la polizia documenta le conseguenze di un attacco missilistico su larga scala", si legge sul profilo Twitter MFA of Ukraine,
"Più di 10 missili sono stati inviati dal paese terrorista nella regione di Dnipropetrovsk - la polizia documenta le conseguenze di un attacco missilistico su larga scala", si legge sul profilo Twitter MFA of Ukraine, 10 ottobre 2022. NPK Twitter / MFA of Ukraine

BRUXELLES. – Il tema della protezione delle infrastrutture critiche dell’Unione Europea – ma anche più in generale dell’Alleanza Atlantica – si sta facendo sempre più largo a Bruxelles, non senza una certa apprensione. Perché i casi iniziano a sommarsi. Prima le misteriose esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, già definite un sabotaggio, poi i danni ai cavi delle ferrovie tedesche, considerate senz’altro un atto deliberato e non un incidente.

I ministri della Difesa alleati si soffermeranno molto su questo punto al Consiglio Atlantico di giovedì prossimo. Gli episodi di guerra ibrida sembrano in aumento e serve fare i conti con la realtà. “Dobbiamo proteggere le nostre infrastrutture, che per la prima volta sono diventate un obiettivo, e serve prepararsi al meglio”, ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in un passaggio del suo discorso al Digital Summit di Tallin, citando espressamente i cavi sottomarini che trasmettono la fibra ottica.

Ma non è facile. Gli obiettivi sensibili sono molteplici. Gli elettrodotti, ad esempio. “Difendere tutto non è possibile ed è necessario compiere delle scelte”, precisa un’alta fonte diplomatica dell’Alleanza Atlantica. “La Nato potrà avere un ruolo sì, ma limitato: in prima istanza è compito delle compagnie proprietarie delle infrastrutture stesse, poi dei singoli Paesi, attraverso le risorse civili, infine dei militari”.

Un numero su tutti. Nel solo Mare del Nord ci sono 8mila chilometri tra gasdotti e oleodotti da monitorare. Ecco perché alla Nato è in corso “una discussione” per capire cosa fare: se creare “una task force dedicata”, come vorrebbero alcuni alleati, oppure lasciare le cose come stanno, semmai “ridistribuendo gli effettivi e aumentando la vigilanza”, come propongono altri. C’è una consapevolezza chiara però. “Un attacco ibrido di particolare gravità potrebbe essere considerato sufficiente per innescare l’articolo 5 del trattato di Washington”, precisa la fonte.

Ovvero la clausola di sicurezza collettiva. In questi casi la parte difficile è l’attribuzione (banalmente: la pistola fumante che sia stata Mosca). Ma in caso affermativo lo scenario che seguirebbe sarebbe ancor più drammatico, per ovvie ragioni. Naturalmente la pioggia di razzi russi sui centri città ucraini sta avendo un forte impatto sulle cancellerie.

Giovedì ci sarà una riunione del dipartimento atomico della Nato. È stato definito di routine sull’agenda ma è anche vero che dovrebbe incontrarsi una volta all’anno e invece questa sarà la seconda. Le minacce nucleari di Putin vengono prese seriamente dall’Alleanza e il meeting servirà ad acquisire update di tipo “operativo”. La sensazione è che la guerra sia scoppiata di nuovo.

La missione di consulenza Ue a Kiev è stata ad esempio colpita dai bombardamenti ma, fa notare chi segue il dossier, si è trattato di “effetti collaterali” e non un colpo deliberato. Mosca ha dichiarato apertamente che se l’Ue procederà con la sua missione di addestramento alle forze ucraine sarà considerata “parte belligerante”. E l’Unione Europea procederà. Ora restano da capire i dettagli.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)