Meloni: “Niente beghe di partito, sarà un governo di alto profilo”

La presidente di FdI Giorgia Meloni durante la riunione dell'esecutivo nazionale di FdI, Roma, 05 ottobre 2022
La presidente di FdI Giorgia Meloni durante la riunione dell'esecutivo nazionale di FdI, Roma, 05 ottobre 2022. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Giorgia Meloni è “pronta a metterci la faccia”. E, se incaricata dal Quirinale, garantisce “un governo di alto profilo” che sappia scrivere una manovra finanziaria all’altezza delle difficoltà del momento. La leader di FdI detta la linea ai suoi nella prima riunione post elettorale con l’esecutivo del partito . Ma è soprattutto agli alleati che parla, per stoppare ambizioni o pretese.

Perciò, chiarisce: sarà un governo politico “perché eletto dal popolo”, ma nessuno si scandalizzi se entreranno in campo anche ministri tecnici, qualora siano più competenti. Conta la qualità, è il suo messaggio, confermando indirettamente le voci su esperti alla guida di ministeri chiave come l’interno e l’Economia.

Per il Mef, nonostante il pressing di FdI, non sarebbe ancora disponibile Fabio Panetta e resterebbe in pista, tra le diverse opzioni all’esame, il nome di Domenico Siniscalco. Meloni rimarca che l’esecutivo non sarà un’occasione “per risolvere beghe interne di partito o proponendo qualsiasi nome o per rendite di posizione”.

Insomma, Matteo Salvini (con le sue mire sul Viminale, comunque affievolitesi nelle ultime ore) e Forza Italia sono avvertiti. La Lega però tiene il punto sulle sue priorità: il segretario è “pronto a un incarico di governo”. e in un promemoria messo nero su bianco ribadisce che il caro bollette è la “prima preoccupazione dell’esecutivo che verrà”.

Parole ‘rubate’ all’alleata-rivale che da tempo non fa mistero delle preoccupazioni economiche. A partire dalla legge di bilancio, il primo gravoso test del prossimo governo, su cui Meloni sa che avrà tutti gli occhi addosso. “Bisogna fare bene e presto”, aggiunge.

Timori che non nasconde nemmeno ai suoi: “Viviamo una crisi economica e energetica che sembra destinata a provocare un effetto domino sui prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari – rammenta ai suoi dirigenti – Siamo esposti sul fronte dell’approvvigionamento energetico e in Europa è in atto un confronto senza sconti”. Ma non si tira indietro: “Siamo in contatto con il governo uscente per favorire una transizione ordinata. Abbiamo margini di tempo stringenti ma noi siamo pronti”.

Nel breve, resta il braccio di ferro tra alleati. La premier in pectore non si farà dettare i nomi né – dice -si procederà con il bilancino, raccontano poi alcuni dei presenti alla riunione, in cui dopo quasi tre ore l’esecutivo gli dà “pieno mandato”. Non sono stati fatti nomi né posti veti, assicurano da FdI. Per Francesco Lollobrigida, braccio destro della presidente, “partire dai veti è sbagliato, bisogna partire dalle competenze”.

Tuttavia i desiderata di Lega e FI non si possono ignorare, e vanno intrecciati con le necessità di una squadra forte. Così negli schemi su cui si sta ragionando, resta valida l’ipotesi di affidare l’interno al prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini quando era al Viminale.

Sempre Salvini un mese fa aveva indicato, come ministro della Salute ideale, “un pediatra, primario e preside di facoltà”: l’identikit di Gian Vincenzo Zuccotti dell’ospedale Buzzi di Milano. FI potrebbe mettere sul tavolo Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele e medico di fiducia di Berlusconi. Fra le caselle più delicate c’è anche la Difesa. Martedì dagli uffici di FdI alla Camera si è visto uscire il generale di corpo d’armata Luciano Portolano, segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti.

Per gli Esteri c’è anche la candidatura dell’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi, ex capo dei Servizi, segretario generale alla Farnesina con i governi Prodi, Berlusconi e Monti. Così come il nome dell’azzurro Antonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo. Per l’Agricoltura potrebbe spuntare, tra le altre, una figura vicina sia a Lega sia a FdI com’è il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, mentre per l’Università, la prima donna premier in Italia potrebbe puntare sul rettore della Sapienza ossia Antonella Polimeni, a sua volta prima donna alla guida dell’ateneo romano.

(di Michela Suglia e Paolo Cappelleri/ANSA)

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