Pronti 4 miliardi per le infrastrutture idriche

Siccità sul Po.

ROMA.  – Quasi 4 miliardi di investimenti stanziati in 19 mesi per infrastrutture idriche “efficienti, sicure e resilienti ai cambiamenti climatici”. Il ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha messo in piedi “un’azione a tutto campo” per la grande sete dell’Italia.

Sono concentrate al Sud il 60% di queste risorse e una riforma della governance del settore mira ad assicurare nuovi invasi e realizzare la manutenzione straordinaria, la messa in sicurezza e una gestione migliore dell’intero sistema idrico.

La presentazione del rapporto “Gli investimenti e le riforme Pnrr per le infrastrutture idriche” è l’occasione per fare il punto su quanto realizzato e mandare un avviso al nuovo governo: nonostante lo “straordinario” sforzo finanziario fatto, “la strada è ancora lunga”, dice Giovannini, e bisogna continuare a investire. “Il Paese ha scoperto quest’anno, per l’ennesima volta, il tema della siccità e ha alzato tutte le antenne su un fenomeno che, non solo si è già verificato in passato, ma purtroppo, in assenza di interventi adeguati, è destinato a riprodursi più frequentemente perché la crisi climatica è già con noi”, dichiara il ministro.

Il rischio di una siccità “progressivamente più intensa, prolungata, ricorrente e diffusa” è stato registrato anche dall’Istat, nel rapporto annuale, dopo che quest’estate c’è stato il terzo evento siccitoso grave del decennio. Dal secondo dopoguerra alla fine degli anni 80 non ce n’era stato nessuno.

In questo contesto, aumentano le ripercussioni delle perdite e delle inefficienze di una rete idrica colabrodo, dove viene disperso, in media, oltre un terzo dell’acqua immessa, con picchi di oltre il 45% in un capoluogo di provincia su tre, secondo le ultime statistiche, relative al 2020.

C’è strada da fase anche sul recupero di acqua piovana. Il presidente dell’Anbi Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazione, Francesco Vincenzi, fa presente che ne raccogliamo solo l’11% e invita a “fare uno sforzo per aumentare, come già succede in altri paesi del Mediterraneo” e a continuare sulla strada dell’ultimo anno con le parole d’ordine “programmazione e pianificazione”.

Più in dettaglio, la strategia del governo Draghi utilizza, oltre ad altri fondi, 2,9 miliardi di risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Di queste circa due miliardi, finanziano progetti per le infrastrutture idriche primarie e 900 milioni vanno per la riduzione delle perdite. Il 38,4% dei fondi è destinato poi all’uso potabile, con la realizzazione di 1.282 km di infrastrutture, tra condotte e canali. Il resto va per l’utilizzo irriguo o misto.

Quanto alla riforma della governance, questa prevede procedure semplificate per il nuovo “Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico”, riduce i tempi per i finanziamenti ai soggetti attuatori, affidando al Mims l’attività di gestione, e unifica i  piani “Invasi” e “Acquedotti”.

La presidente dell’associazione di categoria Utilitalia, Michaela Castelli, definisce le proposte di riforma “abastanza epocali, visto il momento che abbiamo vissuto e il momento che ci attende” di fronte ai cambiamenti climatici. Le aziende del settore idrico sarebbero pronte, è il suo messaggio, con circa 14 miliardi di investimenti programmati entro il 2026, un potenziale impatto di 160 mila nuovi posti di lavoro e dello 0,8% del Pil.

Il ministero fa anche il punto anche sullo stato di avanzamento del piano di ripresa e resilieza (Pnrr) e del piano nazionale complementare (Pnc). “Abbiamo già raggiunto tutte le milestone ed entro l’anno verranno centrati gli obiettivi rimanenti”, annuncia Giovannini aggiungendo che il Mims sta completando il processo di attribuzione delle risorse di propia competenza, pari a oltre 61 miliardi di euro.

Finora sono state avviate 63 procedure di gara del Pnrr e Pnc, per un valore di 8,6 miliardi di euro, e altre 55 gare sono in arrivo nell’ultimo trimestre. Quindi, promette il ministro, “nel 2023 si concentrerà l’apertura di molti cantieri che, per alcuni, è un po’ un’ossessione”.

(di Chiara Munafò/ANSA).

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