Cile: è italiana la cura per i Moai dell’Isola di Pasqua

I moai dell'isola di Pasqua. (Wikipedia)

SANTIAGO DEL CILE.  – I moai dell’Isola di Pasqua (Rapa Nui) – enormi e misteriose sculture in pietra Patrimonio dell’Umanità – sono malati, ma il restauratore italiano Lorenzo Casamenti è riuscito 13 anni fa a trovare una sostanza (biocida) che sta permettendo il loro restauro e conservazione.

In Cile dopo aver compiuto un nuovo sopralluogo sull’isola nell’Oceano Pacifico, distante 3.600 chilometri dalla terraferma, Casamenti ha illustrato all’ANSA il raggiungimento, giorni fa, di un accordo con la comunità indigena Ma’u Henua per sviluppare una collaborazione mirante ad una proposta di lavoro per la conservazione del moai.

Si tratta, ha spiegato, di “un progetto di formazione per la gioventù di Rapa Nui in modo che sia essa a recuperare e proteggere il patrimonio archeologico dell’isola che appartiene in primo luogo alla popolazione locale e poi all’intera umanità”.

Casamenti, che opera presso l’Istituto Lorenzo de’ Medici di Firenze, prima di rientrare in Italia, ha ricordato il suo primo viaggio nel 2009 quando scoprì che “la pietra dei moai era attaccata in modo molto grave dal proliferare di licheni, una sorta di cancro della pelle che produce nelle statue dei buchi profondi”.

Le autorità locali avevano assicurato che avrebbero esaminato e risolto il problema “nel giro di tre anni” ma, ha sostenuto Casamenti, “la situazione era davvero grave per cui riuscii ad ottenere l’autorizzazione per portare in Italia alcune pietre attaccate dai licheni da far esaminare in un laboratorio specializzato”.

Le analisi, finanziate dall’Istituto de’Medici, “hanno permesso in 30 giorni di individuare la sostanza biocida specifica, un equivalente di un antibiotico umano, che sta permettendo di recuperare le statue imponenti che si affacciano sul Pacifico”.

Tutto il progetto del restauratore italiano punta a trasferire le conoscenze e le capacità tecniche alla popolazione di Rapa Nui, e per questo già in passato è stato organizzato un seminario con studenti dell’isola, ingegneri, guardie del parco e cinque studenti della scuola di restauro italiani.

“Sono convinto – ha insistito – che se impari la tecnica di conservazione e sei un rapa nui, lo farai con molta più passione di un’altra persona che viene da fuori. Per questo è stato fatto nel 2009 il primo accordo tra la Conaf locale e la Scuola di Arti Applicate”.

“Il lavoro da fare è molto, e dovrà essere realizzato per anni, perché i moai sono quasi un migliaio”. Per cui, ha concluso, “torneremo a marzo 2023 per tenere un grande incontro con i giovani che studiano a Rapa Nui esaminando il patrimonio che si sta perdendo, e che loro dovranno salvare”.