NEW YORK. – E’ alta oltre tre metri, ma ha solo dieci anni, si chiama Amal e viene dalla Siria. Un burattino gigante, simbolo della crisi dei rifugiati che l’anno scorso ha incontrato Papa Francesco in Vaticano, è arrivata a New York per portare nella città simbolo del melting pot il messaggio dell’inclusione e dell’accoglienza per chi è in fuga da guerre, persecuzioni, carestie e catastrofi naturali.
Amal in arabo significa speranza: idealmente il grande pupazzo rappresenta i bambini sfollati e le enormi difficoltà che devono affrontare, spesso separati dai loro genitori, durante la fuga. La trama del viaggio descrive Amal, creata dai burattinai sudafricani di Handspring Puppet Company, in cerca di uno zio che potrebbe accoglierla.
Partita dal confine turco-siriano, la bambina-simbolo ha attraversato i Paesi del lungo viaggio dei profughi in Europa ed è arrivata a New York in giorni in cui un numero crescente di richiedenti asilo sta arrivando in città in autobus dal Texas. “La speranza è che dandole il benvenuto i newyorchesi potranno fare lo stesso con le persone in carne e ossa che arrivano in città e hanno bisogno di aiuto, sostegno e empatia”, ha detto Amir Nizar Zuabi, il direttore artistico del progetto.
Amal è sbarcata a Jfk il 14 settembre. “Quando pensiamo ai profughi dimentichiamo che per metà sono bambini”, ha detto Zuabi: “Bimbi profughi e minori non accompagnati sono invisibili nelle nostre società. Farli vedere è una parte importante del nostro progetto”.
Ieri al Tenement Museum che ricostruisce come vivevano gli immigrati dal Vecchio Continente appena sbarcati negli Usa. Prima a Grand Central Station, sotto il Palazzo di Vetro nei giorni dell’Assemblea Generale dell’Onu, a piedi lungo il ponte di Brooklyn e di nuovo a Manhattan, nel caos di Times Square.
Prima di New York, Amal ha viaggiato per 12 paesi, e da ultimo l’Ucraina, ben accolta da sindaci, artisti, interagendo con un milione di persone fisicamente e oltre decine di milioni online. A darle il benvenuto nella Grande Mela c’è stato anche il sindaco, Eric Adams, in un momento difficile per la città con i governatori di stati repubblicani come il Texas e la Florida che spediscono migranti nelle roccaforti liberal per sfidare ‘nei cortili di casa’ le loro politiche di accoglienza.
Il viaggio di Amal a New York si concluderà domenica a Brooklyn e non è chiaro ancora dove il burattino si trasferirà per portare avanti la sua missione. A New York ha almeno messo a segno un colpo: “New York è una città di immigranti. Ciascuno di noi è arrivato da un’altra parte, questa è la magia di questa città. Non importa se i tuoi antenati erano sul Mayflower, se sono scappati da guerre o carestie o se sono arrivati stamattina su un autobus dal Texas. Ci dobbiamo tutti dare una mano”.
(di Alessandra Baldini/ANSA)