Nuova mossa Ue sull’energia, sul tavolo il price cap

Bandiere europee sventolano davanti alla sede della Commissione Europea in Bruxelles.
Bandiere europee sventolano davanti alla sede della Commissione Europea in Bruxelles. EPA/OLIVIER HOSLET

BRUXELLES.  – Nel giorno in cui Vladimir Putin dá il via ad una nuova fase della guerra in Ucraina l’Europa sceglie di accelerare sulla prima emergenza scaturita dal conflitto per il Vecchio continente, quella del gas.

In vista del Consiglio Affari Energia del 30 settembre, e con il pressing di buona parte delle capitali europee in costante ascesa, la Commissione ha infatti anticipato alla riunione dei Rappresentanti dei 27 (Coreper) che mercoledì prossimo metterà sul tavolo due nuove proposte sul dossier: la prima dovrebbe riguardare le forniture e la seconda – spiegano fonti europee – potrebbe invece toccare il tema del price cap. Tema sul quale un nutrito fronte di Paesi, Italia inclusa, punta ad un’intesa entro il vertice dei leader Ue di fine ottobre.

La proposta della Commissione si articolerà in una comunicazione e in un “non-paper” (documento non ufficiale) che dovrebbe toccare il tema price cap. Entrambi non hanno valore legislativo ma entreranno nell’agenda della riunione di venerdì. Sui dettagli le bocche restano cucite ma tra le ipotesi che circolano nei corridoi delle istituzioni europee ne emerge una a cui aveva indirettamente accennato la stessa Ursula von der Leyen: quella di tetti ai prezzi da concordare con i fornitori, dividendo quelli “affidabili” da quelli “non affidabili” e facendo perno sulla messa a punto di contratti di lungo termine.

La presidente dell’esecutivo Ue, nel discorso sullo Stato dell’Unione, non a caso aveva parlato di una prossima task forcé con la Norvegia per la riduzione dei costo. Non è escluso, inoltre, che la comunicazione di Bruxelles tocchi l’indice Ttf del prezzo del gas, sempre più nel mirino. Prezzo che, nelle ultime ore, ha viaggiato sull’ottovolante. La borsa di Amsterdam, sull’onda del discorso di Putin, ha aperto a 212 euro a Mwh per chiudere in netto calo a 189 euro.

Dalle comunicazioni di Bruxelles potrebbe anche arrivare l’invito ad uno stretto coordinamento nei negoziati con i fornitori. Non sarà facile, anche perché, con il divampare della crisi del gas da tempo ormai i governi europei si stanno muovendo, Italia in primis. L’Algeria “onora gli impegni presi con Roma”, che “riceverà altri 10 miliardi di metri cubi di gas nei prossimi mesi” e “e conta di aumentare le proprie forniture a oltre 25 miliardi di m3 da adesso alla fine dell’anno”, è stata la nota diramata da Algeri, assieme all’Azerbaigian tra gli interlocutori privilegiati del nostro governo.

La riunione dei ministri di fine settembre sancirà inoltre l’intesa sui primi pacchetti dell’Ue sull’energia: il taglio ai consumi elettrici e il tetto da 180 euro ai ricavi per le aziende che forniscono elettricità da fonti rinnovabili e nucleare e il contributo di solidarietà che le aziende oil&gas saranno chiamate a versare.

Il documento portato dalla presidenza ceca sulla proposta di regolamento ha registrato un generale consenso ma servirà una nuova limatura: diversi Paesi puntano infatti ad una maggiore flessibilità sul taglio ai consumi, in particolare riguardo alle ore di punta, e hanno chiesto che il target obbligatorio (10%) di riduzione della domanda non sia calcolato su base mensile, ma sull’intero periodo “tra il 1° dicembre 2022 e il 31 marzo 2023”. Il Coreper di mercoledì prossimo, tuttavia, dovrebbe aprire le porte alla fumata bianca definitiva.

(di Michele Esposito/ANSA).

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