Calenda-Tour a Roma: “Insuccesso sotto doppia cifra”

(S-D) Maria Elena Boschi, Elena Bonetti, Mariastella Gelmini, il leader di Azione Carlo Calenda, Mara Carfagna e Luigi Marattin durante la presentazione del programma elettorale dell'alleanza con Italia viva,
(S-D) Maria Elena Boschi, Elena Bonetti, Mariastella Gelmini, il leader di Azione Carlo Calenda, Mara Carfagna e Luigi Marattin durante la presentazione del programma elettorale dell'alleanza con Italia viva, Roma, 18 agosto 2022. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA.- Un furgone nero, i fidatissimi consiglieri di Azione al Campidoglio e un calendario zeppo di appuntamenti. A qualche giorno dal voto, Carlo Calenda sceglie di attraversare in lungo e in largo il suo fortino elettorale. Qui nella capitale, soltanto un anno fa, aveva sfiorato il 20% alle comunali. E da qui lancia la carica ai suoi, passando da banchetto a banchetto: “Vorrei prendere un voto che sia robustamente sopra le due cifre. Dodici, tredici, quattordici per cento. Vediamo”.

Quando, in tv, gli chiedono se vede come un insuccesso un risultato del Terzo Polo sotto la doppia cifra, risponde secco: “Per me sì. Penso che dobbiamo arrivarci e come è successo a Roma ci arriveremo”. Roma, dunque, come simbolo di campagna vincente. E allora stop, rewind, play. La strategia resta quella del ping pong rapido tra piazze e studi televisivi: un colpo dritto al cuore dei romani e l’altro al fianco degli avversari.

Quando, a metà mattina, arriva all’ombra di Castel Sant’Angelo, scherza coi militanti: “Massì, stasera cazzeggiamo. Non ho niente da fare, a parte l’intervista in studio al Tg1”. Abbraccia la base che è lì a volantinare tra i turisti, posa per i fotografi, poi cammina svelto nei giardini in cerca di sporcizia romana da segnalare: “Tanto quando io dico che vado da una parte, la sera prima vengono a pulire. Succedeva anche l’anno scorso. Qui hanno tolto addirittura i cestini. Prima, però, sono stato allo stadio Flaminio che è in totale stato di degrado”.

Così, il segretario di Azione prepara l’attacco al sindaco di Roma: “Abbiamo dato alla giunta 6 mesi ma non è successo niente. La città è, se possibile, peggiorata dalla gestione Raggi. Gualtieri sta battendo il suo record”. Prima di andarsene, indica con entusiasmo un “sorcio” che scappa veloce nel fossato del castello. Poi, ai microfoni dei cronisti, dispensa attacchi diretti a tutti i rivali.

Meloni? “Dimostra ancora una volta che è inadeguata per governare questo Paese”. Sull’endorsement della leader di FdI al centrodestra spagnolo, commenta: “Io non ho mai evocato l’allarme democratico ma se la Meloni si mette a dire che vuole Vox al governo, che domani sarà la Le Pen, Orban, magari l’Afd, attenzione! Perché lì c’è gente che è fascista dichiarata”.

Calenda continua a escludere ogni possibilità di un governo con Fratelli d’Italia e torna sul recente “no” di Draghi a un suo possibile ritorno a Palazzo Chigi: “Draghi non poteva dire altro. Che diceva sì? Sarebbe finita la campagna elettorale. La realtà è che se noi avremo un risultato superiore alle due cifre e non vincerà la destra, e se Mattarella chiederà a Draghi di rimanere, Draghi rimarrà”.

Ne è certo. Ma adesso è davvero ora di andare: prima a La7, poi sulla costa per denunciare “l’inferno della Ostia-Lido” e infine alla Rai. Tra una tappa e l’altra, continua ad affilare dichiarazioni e non risparmia l’affondo all’ex alleato. Letta a Berlino? “Ha fatto un errore, non si va all’estero a prendere la benedizione di un altro partito”.

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