Il Day After del Regno, inizia il futuro senza Elisabetta

Bandiere dell'Union Jack sventolano sulla Piazza del Parlamento a Londra
Bandiere dell'Union Jack sventolano sulla Piazza del Parlamento a Londra. EPA/ANDY RAIN

LONDRA.  – L’epoca della regina Elisabetta II si è definitivamente chiusa e oggi il Regno Unito si è risvegliato con molte più domande che certezze su un futuro che appare difficile sotto molti aspetti.

Si torna alla normalità, dopo il periodo di lutto nazionale e il lungo addio alla sovrana più longeva della storia britannica, ben rappresentato dalle 250mila persone che secondo le stime si sono messe in fila per rendere omaggio al suo feretro e culminato ieri nei solenni funerali di Stato di Londra e nella sepoltura a Windsor, ma anche alla dura realtà, fatta di incognite come la crisi del caro vita, il rischio recessione e le bollette energetiche insostenibili per milioni di famiglie.

Il giorno dopo comincia così senza più il punto di riferimento simbolico ma solido di Elisabetta e col nuovo re, Carlo III, che deve affrontare una successione non certo agevole visto il ruolo storico della madre. Per di più lo fa dopo una lunga attesa, a 73 anni di età, in quello che è un passaggio complicato e rischioso per la stessa monarchia. Mentre il Paese, nonostante ancora manifestazioni di omaggio alla sovrana in alcuni locali pubblici e qua e là per le strade, ha dovuto riprendere il suo business as usual e le bandiere non sono più a mezz’asta a Westminster e negli altri edifici istituzionali.

La famiglia reale invece, come annunciato in precedenza, rimarrà in lutto per un’altra settimana. Carlo insieme alla regina consorte Camilla è volato in Scozia per trascorrere qualche giorno lontano dai riflettori nel castello di Balmoral, dove la regina è morta l’8 settembre. Ieri nel corso dei solenni funerali di Stato era apparso commosso, quanto a tratti turbato o assorto. E questo non poteva che sollevare fin da subito fra gli osservatori diversi interrogativi sul futuro del suo Regno e sulla capacità di avere lo stesso ruolo autorevole e unificante della madre.

I giornali per oggi ancora continuano a riservare inni d’apertura a tutta pagina di saluto a Elisabetta. Il Telegraph evoca “l’ondata d’amore” alla sua memoria, espresso da larghi strati della popolazione a margine dello “splendore e della solennità” delle cerimonie di commiato di ieri davanti ai potenti della Terra. Il Times fa eco descrivendo l’organizzazione come “impeccabile”. E anche il progresista Guardian s’inchina “al congedo finale” dalla regina, congedo che per il liberale I segna “la fine dell’era elisabettiana” bis.

Persino l’edizione britannica del solitamente paludato Financial Times è dominata dalle esequie reali: con un richiamo al “raro spirito di servizio” di Elisabetta II, ripreso pari pari dal sermone di una delle ultime liturgie. Lirici, o addirittura mistici, infine, i toni dei tabloid della stampa popolare: “Dio benedica la Regina, Dio salvi il Re”, titola il Sun; “Che la nostra Regina riposi in Dio”, intona il Daily Express; “Ci rivedremo”, conclude il filo-laburista Mirror.

Un’ondata d’affetto nei confronti dei reali che però non è illimitata e non riguarda tutti i britannici. Si muove infatti il fronte degli anti-monarchici e della minoranza che ha qualche riserva sui Windsor con una polemica sui costi dei funerali della sovrana, sostenuti dai contribuenti.

E si guarda già avanti, all’incoronazione solenne di Carlo III che dovrebbe avvenire l’anno prossimo, anche se non c’è ancora una data ufficiale. Proprio per evitare eventuali critiche, secondo i media la corte pensa a una cerimonia in cui si contengano le spese e lo sfarzo, capace di rappresentare una monarchia sobria e moderna in tempi duri per i sudditi.

(di Alessandro Carlini/ANSA).

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