Mare mosso in Catalogna per le divergenze nella coalizione di governo

Il leader della sinistra indipendentista catalana di Esquerra Republicana (Erc), Pere Aragonés.
Pere Aragonés

MADRID — Sul fronte politico catalano c’è mare mosso. I rapporti tra i due partiti indipendentisti che formano il governo regionale, Esquerra Republicana e Junts per Catalunya, da tempo non sono ottimali. E, come sottolineano autorevoli testate come La Vanguardia o El Periódico, il clima si è surriscaldato ultimamente nelle ultime settimane. Allo stato attuale delle cose, l’esito di questa crisi interna non appare ancora delineato.

Il principale pomo della discordia riguarda una delle priorità tradizionali delle formazioni indipendentiste: ovvero, che tipo di rapporti occorre stabilire con lo Stato. Da quando l’attuale governo regionale è in carica (2021), la linea ufficiale marcata dal presidente Pere Aragonès è quella di “non rinunciare alla via del dialogo” con Madrid, accettando riunioni e tentativi di sbloccare accordi. Una linea più ‘soft’ rispetto a quelli dei suoi ultimi predecessori, Carles Puigdemont e Quim Torra.

Questi ultimi sono esponenti di Junts Per Catalunya ed espressioni dell’ala più intransigente del secessionismo: settore in cui da tempo serpeggia malcontento rispetto alle direttrici seguite dal governo Aragonès, considerate inefficaci per ottenere progressi concreti rispetto all’obiettivo di dichiarare l’indipendenza della Catalogna.

A inizio settembre, spiega tra gli altri El Periódico, la direzione di Junts ha posto sul tavolo tre condizioni da soddisfare per poter garantire continuità nel sostegno al governo: la creazione di un “coordinamento strategico del ‘procés’ (ovvero il cammino politico per arrivare alla secessione), unità d’azione dei gruppi parlamentari a Madrid e la volontà di incentrare i negoziati con il governo centrale solo sull’amnistia per gli indipendentisti implicati in cause giudiziarie e sull’autodeterminazione. La scadenza per avere una risposta da parte di Esquerra Repubblicana in merito è stata fissata a fine mese, quando nel Parlamento regionale andrà in scena un dibattito di politica generale.

La mossa, raccontano i retroscena dalla Catalogna, può esser stata dettata proprio dal timore politico di perdere parte della propria base di sostegno elettorale in caso di accettare una posizione meno belligerante nei confronti del governo centrale. Ed in effetti, mostre di una certa disaffezione popolare rispetto ai partiti da parte di simpatizzanti della causa secessionista sono risultate evidenti di recente, ad esempio nella manifestazione separatista in occasione della ‘Diada’, la festa ufficiale catalana. Tali divergenze su come confrontarsi con Madrid, scrive La Vanguardia, hanno creato discrepanze anche all’interno dello stesso Junts.

Dal lato di Aragonès, la lettura che emerge attualmente è quella di considerare il periodo di tensioni politiche attuali legato più a “dibattiti interni” a Junts che a dissapori nel governo. “Per quanto mi riguarda, la fiducia in tutti i membri del Governo è intatta, come il primo giorno”, ha affermato stasera il presidente in un evento organizzato da La Vanguardia. Aragonès ha inoltre chiesto ai soci di governo di “lavorare senza ultimatum, in positivo, rafforzando il governo”.

La risoluzione di questa crisi politica, per il momento, non è completata. Ieri, i due partiti si sono riuniti per cercare di avvicinare le reciproche posizioni in un incontro a tratti “teso”, secondo i media che ne hanno dato conto. Da entrambe le parti, tuttavia, pare essere emersa la volontà di continuare a parlarsi per cercare un punto di incontro.

Redazione Madrid

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