Ok del Congresso all’entrata di Svezia e Finlandia nella Nato

MADRID — Via libera del Congresso dei deputati spagnolo all’entrata nella Nato di Svezia e Finlandia. L’adesione dei due Paesi nordici, che hanno chiesto di far parte dell’Alleanza atlantica in quanto si sentono direttamente minacciati dalla Russia di Vladimir Putin, è stata autorizzata con 290 voti a favore 47 astensioni e 11 voti contrati. Anche la Spagna, perciò, avanza nel procedimento di ratifica delle nuove incorporazioni al club dei Paesi alleati (che ora dovrà essere completato al Senato): un passaggio richiesto a tutti e 30 gli attuali membri. Un aspetto segnalato dai media iberici è che tra gli astenuti e i contrari di oggi ci sono i deputati di Podemos e Izquierda Unida, due delle formazioni di governo.

L’ok del Congresso per vedere Helsinki e Stoccolma nella Nato non è mai stato in discussione. Il grosso delle forze parlamentari (anche quelle dell’opposizione) ha presto sposato l’idea di un’accoglienza senza condizioni dei due Paesi nell’associazione militare atlantica: una linea sostenuta sia dal premier socialista Pedro Sánchez, sia da praticamente tutti gli altri alleati, con l’eccezione della reticente Turchia. Meno scontato era invece il livello di consenso all’interno del governo centrale di centro-sinistra.

L’esecutivo è infatti integrato da una formazione minoritaria — Unidas Podemos — tradizionalmente non favorevole all’espansione della Nato, in quanto si dichiara pacifista. “Dopo la brutale aggressione all’Ucraina da parte della Russia, i timori che hanno portato due Paesi europei, sinora neutrali, a prendere questa decisione sono comprensibili”, ha dichiarato oggi in Aula Gerardo Pisarello, deputato di Em Comú Podem. “Ma noi continuiamo a pensare che ampliare una struttura militare obsoleta, creata sostanzialmente per soddisfare gli interessi degli USA, non può essere il nostro obiettivo più urgente”.

La possibilità che le discrepanze interne sull’argomento potessero emergere oggi al Congresso ha inziato a prendere consistenza già da alcuni giorni. Alla fine, le divergenze si sono palesate con la dichiarazione di astensione di Podemos e quella di voto contrario di Izquierda Unida (entrambi integranti di Unidas Podemos). L’eccezione alla disciplona di partito è stato il voto del coordinatore di IU — altresì ministro del Consumo — Alberto Garzón, che, in quanto esponente diretto dell’esecutivo, si è astenuto. Anche alcuni partner parlamentari di sinistra esterni al governo, nello specifico Esquerra Republicana, EH Bildu, Más País e Compromís, si sono astenuti.

Per la verità, le divergenze interne al governo in materia militare erano venute a galla anche su altri aspetti: ad esempio, quando è stata affrontata la questione dell’invio di armi all’Ucraina o l’aumento della spesa pubblica per la Difesa. Sinora, tuttavia, non hanno implicato ripercussioni dirette sulla stabilità del governo. Almeno non più di disaccordi emersi da quando è in carica questo esecutivo (gennaio 2020) su altre questioni.

Dopo la ratifica del Congresso, lo stesso passaggio per l’adesione di Svezia e Finlandia dovrà essere compiuto dal Senato. Attualmente, 24 Paesi su 30 hanno già completato il procedimento.

Redazione Madrid

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