È scontro sull’aborto. “L’Italia non è l’Ungheria di Orban”

Manifestazione a difesa della legge 194 sull'aborto, Roma, 10 maggio 1981. La manifestazione precede il referendum sull'aborto che avverra' il 18 maggio dello stesso anno
In una foto d'archivio manifestazione a difesa della legge 194 sull'aborto, Roma, 10 maggio 1981. La manifestazione precede il referendum sull'aborto che avverra' il 18 maggio dello stesso anno. ANSA

PERUGIA. – Sul tema dell’aborto si innesca una nuova polemica che infiamma la campagna elettorale. L’alleanza Verdi-Sinistra Italiana denuncia infatti con Elisabetta Piccolotti ed Eleonora Evi di avere “delle segnalazioni che in Umbria stia già accadendo quanto accade nell’Ungheria di Orban, e cioè che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto”.

Un fatto del quale si dichiara non a conoscenza il ministro della Salute Roberto Speranza e che viene smentito senza mezzi termini dalla Regione. “In nessuna Azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria, risulta che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto” afferma l’Assessorato regionale alla Salute.

“Trattandosi di una denuncia grave di un fatto che lede fortemente i diritti delle donne e tocca una tematica delicata come quella dell’interruzione della gravidanza – dice in una nota -, sarebbe opportuno che coloro che hanno portato all’attenzione questa gravi fatti, li circostanziassero in modo da permettere alle autorità sanitarie di procedere con le opportune verifiche. In caso contrario, ribadendo che anche dal riscontro chiesto tempestivamente oggi alle Aziende, non risultano in Umbria fatti del genere, la Regione si vedrà costretta a dover tutelare nelle sedi opportune tutti i professionisti e gli operatori che lavorano con professionalità e correttezza, nel sistema sanitario regionale”.

Che nel 2020 ha praticato 829 interruzioni volontarie della gravidanza e 862 l’anno successivo. Il ministro Speranza ha quindi spiegato di non avere “conoscenza diretta” di quanto denunciato. “Ma se ci sono elementi va valutata una eventuale ispezione” ha aggiunto. La polemica è comunque soprattutto politica. Piccolotti ed Evi hanno parlato dell’ascolto del battito come di “una gravissima forma di pressione psicologica tesa a ingenerare sensi di colpa”. Anche per Speranza, l’ascolto del battito del feto prima dell’aborto, “è uno scenario totalmente irricevibile, fuori dalla norma vigente che tutti dobbiamo rispettare”.

“C’è una legge, la 194 – ha proseguito -, che noi difenderemo con tutte le energie di cui disponiamo”. Il ministro ha anche sottolineato che se “c’è qualche forza politica che pensa di cambiarla, dovrà confrontarsi con il consenso delle persone che su questo tema, in modo chiaro, si sono già espresse e noi difenderemo questa legge e la sua applicazione”.

Per la leader di +Europa Emma Bonino “occorre resistere e lottare perché la Legge 194 venga realmente applicata, permettendo a chi vuole abortire di poterlo fare nella propria regione”. “Sui diritti delle donne non ci sarà nessun passo indietro. Il decreto dell’alleato di Salvini e Meloni, Orban, che obbliga le madri ad ascoltare il battito cardiaco del feto prima di interrompere la gravidanza, riporta le lancette di questi diritti indietro di secoli. In Italia non permetteremo niente del genere” sottolinea la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando.

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