Elezioni 2022: Letta-Meloni scontro su Pnrr e Ue, ma è duello “soft”

Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, ed Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, durante la presentazione del libro "Fare politica in un mondo in frantumi", università  Luiss, Roma
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, ed Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, durante la presentazione del libro "Fare politica in un mondo in frantumi", università  Luiss, Roma, 18 maggio 2022. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Nessuno scontro, qualche scintilla ma toni in generale pacati, in un duello all’insegna del fair play, con due leader più impegnati a illustrare il proprio programma che ad attaccare le idee dell’avversario. Tensione su Pnrr, Unione europea e presidenzialismo. Per il resto, il confronto molto atteso tra la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e il segretario dem, Enrico Letta sul Corriere Tv, scivola via su un binario dialogante.

Insomma, una sorta di pareggio a reti inviolate, dopo oltre due ore di domande e risposte, durante le quali i due leader non affondano mai i colpi, non usano parole forti, quasi più attenti a non sbagliare che ad aggredire l’avversario.

La polemica, invece, scoppia ad opera degli esclusi: il Terzo polo, da tempo critica la scelta di non tenere confronti aperti a tutte le forze che si candidano a guidare il Paese. Una accusa contro i “tentativi” di polarizzare la campagna elettorale tra i due più grandi partiti. Il leader di Azione-Italia Viva, Carlo Calenda, organizza una sorta di filo diretto, nominato ‘Controdibattito 2+1’, sui social per interloquire quasi in diretta durante il confronto in corso al Corriere.

L’ex ministro attacca il clima a suo giudizio troppo conciliante: “Un dibattito fra Sandra e Raimondo senza alcun senso”, è il suo giudizio tranchant. Acido anche Matteo Renzi: “In un Paese civile – protesta – è necessario un confronto a quattro e non solo Letta e Meloni, ma perché non lo fanno? Perché la Meloni ama alla follia che sia Enrico Letta a essere l’unico interlocutore, perché Enrico Letta è il migliore amico di Giorgia Meloni. Le sta facendo la campagna elettorale tutti i giorni”.

In realtà, tra i due emergono comunque chiaramente le distanze politiche: Il segretario Pd accusa l’ex ministro della Gioventù di voler “aggiornare” il Pnrr, mettendo così a rischio la credibilità dell’Italia a Bruxelles. “Il Portogallo – è la replica – lo ha chiesto e Gentiloni ha detto che è molto interessante. E noi non possiamo farlo? Bisogna utilizzarlo di più sul tema dell’approvigionamento energetico”.

Letta all’attacco anche sui rapporti privilegiati della leader FdI con l’Ungheria di Orban, e con chi vuole “un ‘Europa basata sui veti”. “Noi vogliamo – sottolinea – un’ Italia che conti in Europa, non che protesti. Come Draghi, che è andato a Kiev con Macron e Scholz: quella è la fotografia. Un’Italia che conta non che pone il veto con Polonia e Ungheria, anche perché noi abbiamo l’Euro”.

Meloni, prima difende l’idea che sia giusto rivendicare la tutela “dell’interesse nazionale”. Poi sul premier magiaro è molto prudente: “Ho buoni rapporti con Orban ma il suo partito sino a ieri era nel Ppe, non nel mio partito, quello dei conservatori. Saremo dialoganti con tutti ma c’è un problema di riequlibrio dell’asse franco-tedesco, quindi dovremo parlare con paesi mediterranei come con quelli dell’est. Soluzione è avvicinarli: no a Europa di serie A e di serie B”.

Sul tema caldo dell’immigrazione, Meloni ripropone la necessità di una missione europea che parli con la Libia per limitare le partenze, “distinguendo chi ha diritto di partire come i profughi da chi invece no”. Il segretario coglie la palla al balzo e rileva che ha evitato di parlare di “blocco navale”, perché, aggiunge: “è talmente evidente che non può essere applicato e il governo non lo può adottare”.

Quindi Letta torna ad attaccare i governi dell’est e i loro veti sulle politiche migratorie comuni. “Sono diversi – rintuzza infine Giorgia Meloni – i Paesi che si sono opposti alla redistribuzione, penso i gendarmi francesi a Ventimiglia, ma anche la Germania che ha scelto i suoi migranti, i siriani. Poi sulla Polonia, prudenza: si sta caricando tutti i profughi ucraini, misuriamo le parole”.

(di Marcello Campo/ANSA)