Svezia: dopo 90 anni la destra a un passo dal governo

Il conteggio dei voti in Svezia. ANSA/EPA/Maja Suslin SWEDEN OUT

BRUXELLES.  – Il futuro della Svezia potrebbe cambiare per un pugno di voti. All’indomani delle elezioni più rocambolesche della storia del Paese socialdemocratico, il via vai fuori e dentro le sedi dei principali partiti nazionali a Stoccolma è fitto.

Un solo seggio separa la coalizione di centrodestra, in vantaggio, dal campo “rosso verde” di sinistra, guidato dalla premier uscente Magdalena Andersson. E il finale del “thriller elettorale” – come viene dipinto dalla stampa nazionale – resta ancora tutto da scrivere. A sancire il vincitore sarà mercoledì il conteggio degli ultimi 314 distretti rappresentati dai voti postali e dall’estero. Ma la sensazione, complice il risultato storico (oltre il 20%) dell’estrema destra di Jimmie Akesson, è che il Paese – spaccato in un inédito dibattito su criminalità e immigrazione, inclusione ed esclusione – sia sul punto di consegnare lo scranno più alto del Rosenband, la sede del governo, a un leader di destra per la prima volta dopo quasi un secolo.

La maratona elettorale svedese ha preso una piega inaspettata intorno a mezzanotte. Capovolti i primi exit-poll fatti circolare in serata, l’avanzare dello spoglio ha certificato l’ascesa dei Democratici Svedesi di Akesson -, nati nel 1988 dal gruppo neonazista Bevara Sverige Svenskt -, capace di tirare la volata ai partner di coalizione e assicurare infine il sorpasso sull’alleanza di sinistra, portando l’ultradestra a diventare il secondo partito al Riksdag, dietro ai Socialdemocratici al 30%.

Un exploit “dal sapore dannatamente buono”, ha cantato vittoria l’ex web designer classe 1979, maestro nel cavalcare un campagna elettorale durissima centrata tutta sulla sicurezza. E che proietta il partito anche sulla ribalta europea, dove hanno casa nei Conservatori e Riformisti (Ecr) guidati da Giorgia Meloni. Il tutto in un momento delicato, a poco più di dieci giorni dalle elezioni in Italia e con la Svezia che si appresta, il primo gennaio, ad assumere la presidenza di turno Ue e poi a finalizzare la storica adesione alla Nato. “Quando conservatori e popolari costruiscono un’alternativa credibile, la sinistra perde”, si è affrettata a commentare la leader di Fratelli d’Italia, auspicando che l’ascesa di Akesson sia “da modello per il resto d’Europa”.

Se vittoria sarà, i poteri di primo ministro finiranno con tutta probabilità nelle mani del leader dei Moderati Ulf Kristersson (terzo al 19%), chiamato a considerare di governare per la prima volta con il sostegno diretto o indiretto dell’ultradestra. Le trattative sono già avviate ma il rischio implicito è di perdere alleati per strada, lasciando aperta la strada a un governo – anche di minoranza – della sinistra. Dove il giorno dopo il voto popolare, complice il flop dei Verdi proprio nella patria di Greta Thunberg, ha un retrogusto molto amaro. Il 30% dei Socialdemocratici, da solo, potrebbe non bastare per strappare una vittoria che sarebbe comunque fragilissima.

“Soffiano venti freddi sulla Svezia e so che ci sono molti di noi là fuori che attualmente stanno probando tristezza e delusione. É così anche per me”, ha commentato la portavoce dei Verdi Märta Stenevi, indicando tuttavia che nel prossimo futuro il partito, fermo al 5%, “sarà necessario come mai prima d’ora” per “lottare contro il razzismo e l’odio”. Dal canto suo, Akesson predica la calma tra gli elettori e assicura di essere pronto a “contribuire in modo costruttivo a un cambio di potere” e a “un nuovo inizio” per una Svezia ormai profondamente cambiata.

(di Valentina Brini/ANSA).

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