PARIGI. – Una difficile sfida è alle porte per i sistemi sanitari europei: entro 5 anni una nuova era di diagnosi precoce del cancro attraverso metodiche sempre più sofisticate di biopsia liquida – ovvero attraverso semplici analisi del sangue – cambierà i paradigmi di screening, con i nuovi test che possono rilevare in fase precoce oltre 50 tipi di tumori dal Dna tumorale nel sangue, incluse neoplasie finora difficilmente diagnosticabili.
Tutto ciò impone ai sistemi sanitari di organizzarsi, potenziando il personale specializzato e la disponibilità di cure dal momento che i pazienti da trattare aumenteranno in modo significativo. L’allerta arriva dal congresso della Società europea di oncologia medica Esmo. Gli operatori sanitari ed i sistemi, avverte Fabrice André, copresidente di Esmo 2022 e presidente eletto della Società, “devono prepararsi a un cambiamento importante nella diagnosi precoce del cancro.
I nuovi dati a supporto dell’accuratezza dell’analisi del sangue per la diagnosi precoce del cancro, presentati al congresso, hanno importanti implicazioni per la futura fornitura di cure oncologiche, ed è un dovere delle società professionali come Esmo aumentare la consapevolezza del fatto che entro i prossimi cinque anni avremo bisogno di più medici, chirurghi e infermieri, insieme a più infrastrutture diagnostiche e terapeutiche, per prenderci cura del numero crescente di persone che saranno identificate da test di diagnosi precoce multi-cancro”.
La priorità, spiega, “è coinvolgere tutte le parti interessate nel decidere nuovi percorsi di cura. Dobbiamo concordare chi sarà sottoposto al test, quando e dove verranno effettuati i test, e anticipare i cambiamenti che avverranno a seguito di questi test, ad esempio nella diagnosi e nel trattamento di persone con cancro al pancreas e altri tumori che di solito sono diagnosticati in una fase molto successiva”.
I nuovi test con analisi del sangue per la diagnosi precoce di tumori multipli (Mced) in fase di sviluppo possono infatti rilevare oltre 50 diversi tipi di cancro e prevedere da dove proviene il segnale canceroso nell’organismo. Nello studio Pathfinder presentato al Congresso Esmo, un test Mced ha rilevato un segnale di cancro nell’1,4% di 6621 persone di età pari o superiore a 50 anni che non erano note per avere il cancro, e il cancro è stato confermato nel 38% di quelle con un test positivo.
I ricercatori sottolineano comunque l’importanza di continuare lo screening standard per tumori come il cancro al seno e al colon-retto, mentre i test Mced andrebbero perfezionati e convalidati per tumori come il cancro del pancreas, dell’intestino tenue e dello stomaco per i quali attualmente non ci sono opzioni di screening. E questo studio, affermano, “indica che la speranza è all’orizzonte per rilevare i tumori che non sono attualmente prevenibili, ma ovviamente è necessario ancora molto lavoro”.
Inoltre, “dobbiamo sapere di più sulla piccola percentuale di test falsi positivi, ovvero risultati di Mced che indicano la presenza di un cancro che non è poi confermato dalle procedure diagnostiche standard. Abbiamo bisogno di queste risposte prima di poter calcolare l’impatto sui costi dell’introduzione dei test Mced nella pratica clinica di routine”, ha concluso Andrè.
(di Manuela Correra/ANSA)