Giuliano Amato lascia la Consulta e l’impegno pubblico

Giuliano Amato in una foto d'archivio Ansa.
Giuliano Amato in una foto d'archivio Ansa.

ROMA. – Un addio alla Corte costituzionale che ha anche il sapore di un congedo dall’impegno pubblico, 40 anni di esperienze di primo piano a cavallo tra politica e istituzioni. Domani alla Consulta è la giornata del saluto di Giuliano Amato, nominato 9 anni fa giudice costituzionale dall’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano e a gennaio di quest’anno eletto all’unanimità presidente.

Sarà l’ultima volta che Amato partecipa a una udienza pubblica, anche se il suo mandato scadrà tra una decina di giorni. E, almeno nelle sue intenzioni, si tratterà dell’uscita di scena da una vita pubblica intensa che lo ha visto due volte presidente del Consiglio, 4 volte ministro, e al vertice di istituzioni di garanzia, come l’Antitrust, prima della Consulta.

“Tra poco più di una settimana terminerò il mio impegno pubblico che prima mi ha visto impegnato per 25 anni in politica e, successivamente, al vertice di altre istituzioni. E la Corte Costituzionale è il posto migliore per farlo – ha confidato all’approssimarsi della scadenza agli studenti che partecipano al corso della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa rivolto a ragazzi di alto merito – Credo che a 84 anni suonati non mi metterò a cercare un’altra cosa da fare. Tuttavia questo è per me è un ottimo modo per concludere la mia carriera pubblica”.

Professore emerito di diritto pubblico comparato, Amato ha esordito in politica nel 1983. Deputato per 13 anni, prima con i Socialisti e poi con l’Ulivo, senatore per cinque, il suo giudizio sulla politica di oggi è molto critico: per come è ora “non è attrezzata per il compito immane che abbiamo davanti”, la sua “fragilità strutturale la porta a seguire e non a guidare” gli umori degli elettori, ha osservato intervenendo ad agosto al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.

Alla Consulta i suoi 8 mesi di presidenza hanno lasciato il segno, anche nello stile impresso. A febbraio la scelta di convocare una conferenza stampa per spiegare le ragioni della bocciatura da parte della Corte di alcuni dei referendum promossi da Radicali e Lega e dall’Associazione Coscioni .Una decisione che suscitò anche polemiche ma che lui ha difeso sino in fondo nel nome della trasparenza. Da lui è arrivata anche la spinta a cambiare le regole dei giudizi davanti alla Corte, introducendo tempi contingentati per tutti e un confronto diretto tra i giudici e gli avvocati.

Se è chiara dunque la sua eredità, mai come questa volta è invece incerto lo scenario di chi gli succederà. L’ipotesi di un’altra donna al vertice della Consulta dopo Marta Cartabia è una delle possibilità , anche considerato che per la prima volta la platea dei papabili è a maggioranza femminile. La partita si giocherà tra i tre vicepresidenti scelti da Amato, i professori Silvana Sciarra, Daria de Pretis e Nicolò Zanon. A rendere il quadro complicato è il fatto che stavolta non è dirimente il criterio dell’anzianità, sinora sempre seguito per la scelta del presidente, visto che tutti e tre i candidati hanno giurato nello stesso momento, l’11 novembre 2014.

(di Sandra Fischetti/ANSA)