L’indipendentismo catalano torna in piazza, ma tra divisioni interne

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MADRID — “O indipendenza, o elezioni”. C’è una parte del movimento secessionista catalano tornata a far sentire con forza la propria voce in piazza. È l’indipendentismo di lotta civica rappresentato dall’Assemblea Nacional Catalana (ANC), organizzazione con ampia capacità di mobilitazione cittadina. L’occasione è arrivata ieri, con l’ormai tradizionale corteo della ‘Diada’, la festa ufficiale della regione. Ma questa volta, il bersaglio principale di molti degli slogan scanditi erano in realtà i partiti indipendentisti maggioritari, ora al governo in coalizione: segnale delle divisioni interne agli ambienti separatisti, cartterizzate in particolare dalle frizioni tra chi promuove un rapporto dialogante con Madrid e chi invece appoggia una linea più intransigente.

Secondo la polizia locale di Barcellona, al grande corteo secessionista della Diada hanno preso parte circa 150.000 persone. Come sottolineato da diversi media, si tratta di cifre distanti da quelle di edizioni passate (ad esempio, nel 2012 — in piena espansione elettorale dell’indipendentismo — i partecipanti furono più di un milione). Anche se, a giudicare dall’affluenza a questo evento, il “muscolo” civico del movimento sembrerebbe comunque vigoroso e presente.

Uno dei principali rimproveri da parte di organizzazioni come ANC è che, sinora, i risultati politici dell’attività di partito pro-indipendentista sarebbero scarsi rispetto alle promesse. “Basta giocare alla smobilitazione, basta restare a casa con la testa bassa, mentre la popolazione scende in piazza chiedendo la libertà del Paese!”, diceva ieri dal palco Dolors Feliu, presidente dell’organizzazione convocante della manifestazione.

Le critiche più dure sono rivolte a Esquerra Republicana (Erc), il partito del presidente regionale Pere Aragonès, promotore di una linea più conciliante con il governo centrale. In questo, senso, è significativo che nè il leader catalano nè il resto degli alti rapprentanti del partito ha preso parte al corteo secessionista di ieri, come invece fatto in passato. Secondo quanto riportato dalle cronache locali, i vertici ci Erc sono anzi stati fischiati nel corso di altri atti pubblici tenutisi in occasione della Diada.

Presenti alla manifestazione dell’ANC, invece, molte delle alte cariche di Junts per Catalunya, l’altra formazione del governo,  che è invece portatore di un messaggio più intransigente con Madrid. Più volte, le differenze di vedute sulla linea da tenere con il governo hanno generato tensioni tra le due parti.

Le frizioni all’interno del movimento sono risultate evidenti anche da dichiarazioni del giorno dopo. “Una nostra uscita dal governo è perfettamente possibile” ha dichiarato oggi a Rtve Laura Borras, presidente di Junts. Da parte sua, Marta Villata di Erc ha chiesto invece i partner di governo (parlando agli stessi microfoni) “responsabilità” per garantire “stabilità”.

Per il momento, entrambi le parti hanno escluso un ritorno alle urne anticipato in Catalogna (le ultime elezioni avvennero a febbraio 2021, seguite da una lunga fase di negoziati Erc-Junts). Allo stesso tempo, riporta l’agenzia Efe, sono sempre più numerose le voci che chiedono di sedersi a parlare e “ricostruire il consenso strategico” in parte smarritosi a causa delle incomprensioni reciproche.

Redazione Madrid

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