Ong denunciano l’espulsione di un giovane migrante ivoriano in Marocco

MADRID — È arrivato in barcone. È ripartito in aereo. Ma la destinazione non è quella a cui aspirava: “Ho paura che il Marocco non sia un Paese sicuro”, dice. È il caso di un 23enne ivoriano, sbarcato alle Canarie come tanti altri migranti circa due mesi fa, e ieri sera espulso da Madrid in condizioni che almeno due ONG considerano illegittime. “Non sono stati rispettati i protocolli”, denunciano Coordinadora de Barrios e Caminando Fronteras.

L. S. — queste le iniziali con cui le due ONG si riferisce al giovane — è stato avvisato con sole 24 ore di anticipo delle intenzioni delle autorità spagnole. “La polizia mi ha riferito che non potevano mandarmi nel mio Paese e che l’Ambasciata della Costa d’Avorio ha accettato la mia espulsione in Marocco. Ho potuto vedere il biglietto che era sul tavolo e diceva Casablanca”, ha detto il ragazzo agli attivisti chiamati in causa.

In una nota, Coordinadora de Barrios e Caminando Fronteras denunciano che a L. S. non è stato consentito di ricevere l’assistenza legale necessaria nei termini previsti, situazione che avrebbe “danneggiato i suoi legittimi interessi”. Inoltre, il ragazzo ora potrebbe trovarsi in Marocco “in una situazione di rischio” che potrebbe “mettere in pericolo la sua integrità fisica e psichica”, aggiungono.

Le due organizzazioni sostengono infatti che il Paese nordafricano non sempre rispetti quanto previsto in materia migratoria dai trattati internazionali che ha firmato, circostanza che mette specialmente i migranti subsahariani in una situazione “particolarmente preoccupante”. In più, sottolineano che L S. è stato mandato “in un Paese di cui non è cittadino e con cui non ha legami personali”. Allo stesso tempo, le ONG sostengono che Madrid e Rabat trascurano protocolli inseriti in accordi bilaterali.

Poco dopo la partenza dell’aereo con cui il giovane è stato espulso dalla Spagna, spiega l’agenzia di stampa EFE, un tribunale spagnolo ha emesso un ordine che stabiliva la sospensione del procedimento, come misura cautelare per permettere una valutazione più approfondita del caso. A quanto pare, la decisione del giudice è arrivata troppo tardi.

“La Polizia Nazionale tratta questo tipo di pratiche sempre attenendosi alla procedura legalmente stabilita e con scrupoloso rispetto dei diritti dell’interessato riconosciuti nel nostro ordinamento”, ha replicato tuttavia il Ministero dell’Interno in una risposta scritta all’ANSA. L’autorità spagnola non ha fornito ulteriori informazioni su quale possa essere il destino del giovane, anche alla luce di quanto stabilito dal tribunale chiamato in causa.

Redazione Madrid

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