ROMA. – La “dote” di partenza sono 6,2 miliardi. Ma l’obiettivo, di qui alla prossima settimana, è di trovare almeno il doppio delle risorse per il nuovo pacchetto di aiuti a famiglie, imprese e anche agli enti in affanno per il caro energia. Da portare in Cdm il prima possibile, anche se i tempi sono vincolati alle scelte del Parlamento che deve dare il via libera all’utilizzo dell’extragettito ma che nel frattempo si è incartato sul decreto aiuti bis.
Mario Draghi porta in Consiglio dei ministri la relazione preparata da Daniele Franco con cui il governo chiede al Parlamento di poter utilizzare subito le entrate dell’erario di luglio e agosto ben sopra le previsioni. E ne approfitta pure per chiedere ai ministri di preparare un “ordinato passaggio di consegne” con il nuovo governo, sotto il coordinamento del sottosegretario Roberto Garofoli.
L’esecutivo, è il ragionamento che filtra da Palazzo Chigi, sta facendo insomma tutto il possibile per intervenire in modo tempestivo e scongiurare, in particolare, il rischio di stop delle produzioni o, peggio ancora, chiusura delle imprese. Ora però “è tutto nelle mani del Parlamento”.
Ma con i parlamentari in piena campagna elettorale il calendario delle Camere è ristretto e Montecitorio non voterà prima di giovedì prossimo, quando i deputati dovranno essere in Aula anche per dare l’ok definitivo al decreto aiuti bis, sempre che al Senato si riesca a superare lo stallo.
A Palazzo Madama il primo appuntamento è per martedì, e nei prossimi 4 giorni si cercherà di trovare una soluzione che metta d’accordo governo e partiti. Il nodo principale rimane il Superbonus: tutti chiedono di sbloccare le cessioni del credito ma la via individuata dal governo per fare ripartire il meccanismo non è piaciuta al Movimento 5 Stelle.
La soluzione individuata dall’esecutivo può essere anche inserita nel nuovo decreto (che si può definire “aiuti ter”), suggerisce il Dem Antonio Misiani che attacca però gli ex alleati M5s per “l’irresponsabile ostruzionismo”. Basta coi “ricatti”, rincara la dose il segretario Enrico Letta. Mentre le ministre Elena Bonetti e Mara Carfagna, oggi insieme nel Terzo Polo, parlando di “ritardo inaccettabile”.
Mentre la ex maggioranza litiga arriva però un altolà da Fratelli d’Italia: prima l’ok al decreto bis e solo poi il voto anche sulla nuova richiesta di “aggiustamento”, l’innovazione linguistica studiata per evitare di confondere l’intervento – che usa risorse aggiuntive e non previste e quindi non peggiora i saldi – con lo scostamento vero e proprio, cioè l’utilizzo di ulteriori risorse in deficit. Proprio quello che invece Matteo Salvini e Giuseppe Conte continuano a chiedere con insistenza e cui apre anche il leader di Azione Carlo Calenda (per Fi e Pd rimane invece l’ultima ratio).
Ma il mantra per il governo continua ad essere “no” a misure in deficit. Intanto il Mef certifica 6,2 miliardi di maggiori entrate tra luglio e agosto, in cui sono compresi anche gli incassi dei ritardatari degli extraprofitti. L’acconto pagato entro il 31 agosto, secondo prime stime, avrebbe fruttato più dei 500 milioni circolati nei giorni scorsi (ma meno di un miliardo). Per raddoppiare le risorse a disposizione il Mef sta scandagliando diverse altre voci e a inizio settimana dovrebbe chiudere la ricognizione.
Il nuovo decreto dovrebbe prorogare il credito d’imposta per le imprese energivore anche per l’ultimo trimestre dell’anno. La misura vale circa 4 miliardi e si starebbe ancora valutando se e come ampliarne la portata. Da questo dipende anche la scelta di concedere o meno la Cig scontata per i settori più in difficoltà. Per le famiglie potrebbe arrivare un nuovo rafforzamento del bonus sociale e della rateizzazione delle bollette, che potrebbe essere estesa anche agli enti locali.
(di Silvia Gasparetto/ANSA)