Elezioni 2022: il web cestina i manifesti elettorali

Manifesti elettorali

BOLZANO. – Mancano due settimane al voto politico del 25 settembre, ma le plance per i manifesti elettorali restano vuote anche a Bolzano. Dal centro storico alla periferia, dalle passeggiate lungo il Talvera a piazza Vittoria sono ben poche le facce e ancor meno i simboli a campeggiare sulle strutture di metallo allestite, ormai da una quindicina di giorni. E tra gli osservatori ben pochi pensano a un’inversione di tendenza nell’imminenza delle urne. In Alto Adige, come praticamente in tutta Italia.

Un punto di vista trasversale alle collocazioni politiche e alle comunità linguistiche, argomentato non solo con l’affermazione delle piattaforme sociali sulla rete o con il calo della militanza in partiti sempre meno radicati, ma pure conti alla mano con l’aumento vertiginoso dei costi per stampa e acquisto carta.

“Sì, la domanda andrebbe fatta anzitutto ai cassieri delle forze politiche – ragiona Oskar Peterlini, oltre 40 anni di impegno nella Südtiroler Volkspartei per cui fu senatore dal 2001 al 2013 -. I prezzi sicuramente incidono ma, in verità, anche in anni passati i manifesti, pur più utilizzati, non erano secondo me determinanti, sebbene internet fosse meno rilevante di oggi”.

Secondo l’ex senatore Svp, “fa la differenza stare tra le persone. Ricordo i giri paese per paese, mercato per mercato con la mia macchinina rossa e il supporto di sostenitori di tutti e tre i gruppi linguistici (tedesco, italiano, ladino ndr). Andare tra la gente è a maggior ragione importante ora, per sopire il vento dell’antipolitica”.

Netta la lettura di Toni Serafini, storico volto della sinistra socialista altoatesina. “La valutazione per me è semplice: i manifesti sono uno strumento strasuperato”, spiega l’ex esponente di Psi e Ds, già assessore comunale a Bolzano e a lungo segretario generale Uil. Serafini ricorda le prime campagne politiche: “Avevo 15 anni ed era il 1968. C’era grande partecipazione e io ero già schierato sulla barricata riformista. Poi con gli anni ’80 c’è stato un progressivo calo della partecipazione per cui, insieme ai manifesti sostituiti magari dal web, è venuta meno la passione diffusa”.

Un sentire percepito anche da Mauro Minniti, una vita a destra prima nel Msi e quindi in An, prima del ritiro dalle scene. “Quando ero giovanissimo – ricorda l’ex consigliere provinciale altoatesino – era cosa normale uscire con secchio, colla, scopettone, rotolo di manifesti. Accadeva in tutte le sezioni di partito”.

Come evidenzia Minniti, “oggi un clic sui social raggiunge più persone in meno tempo, rispetto a manifesti che costano molto in termini di tempo e denaro. Certo, non ci saranno gli stessi ricordi e aneddoti da condividere, rispetto a quando eravamo ragazzi noi”. Insomma, ancora una volta il virtuale si sostituisce al reale.

(di Nicola Chiarini/ANSA)

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