Nel decreto Aiuti crediti imposta e bollette rateizzate, dubbio tempi

Palazzo Chigi, sede del Governo.
Palazzo Chigi, sede del Governo. (Frame video ANSA)

ROMA. – La data cerchiata in rosso per l’arrivo del nuovo decreto aiuti in Cdm resta giovedì. A meno di 48 ore dalla possibile riunione dei ministri, i tecnici del Mef avrebbero chiesto qualche giorno in più per la ricognizione delle entrate, ma l’obiettivo di chiudere al più presto sul dl non viene messo in discussione né a Palazzo Chigi, né a via Venti Settembre.

Al centro del provvedimento – assicurano varie fonti di governo – c’è la salvaguardia del tessuto produttivo, con la proroga per l’ultimo trimestre dei crediti di imposta, misura che potrebbe assorbire buona parte dei fondi disponibili. Poi, si lavora anche su una possibile rateizzazione delle bollette. Mercoledì è prevista l’ultima, importante, riunione per fare il punto sulle coperture e poi potrebbe arrivare il via libera.

La stima dei provvedimenti per ora è di circa dieci miliardi di euro. Per far aumentare eventualmente la dote si attende il quadro dell’extragettito di agosto e della tranche degli extraprofitti versati lo scorso mese. Se al 30 giugno era entrato circa un miliardo dalle compagnie energetiche, questa volta c’è chi ipotizza l’arrivo di altri 500 milioni (cifra su cui il Mef non si pronuncia), in attesa della scadenza del saldo fissata al 15 dicembre.

Sarebbe proprio la complessità della ricognizione della dote finanziaria ad aver destato qualche dubbio sulla ‘riuscita’ del Cdm di giovedì. Chi spinge per posticipare un minimo l’approvazione del decreto rimarca come non vi siano provvedimenti con scadenze imminenti da prolungare, tranne quello sulle accise che che è già stato prorogato. Per il resto, maggiori saranno le entrate a disposizione, più aiuti si potranno dispensare.

Oltre alla proroga dei crediti d’imposta per l’ultimo trimestre (provvedimento che – secondo alcuni addetti ai lavori – a luglio costava 3.5 miliardi, ora 7.2) ad oggi ci sono diverse ipotesi al vaglio: un intervento diretto alle pmi in crisi di liquidità; quote di energia a buon mercato (provenienti dalle rinnovabili) riservati a settori industriali cruciali; rateizzazione delle bollette e rafforzamento del bonus sociale per le famiglie a basso reddito. Sembra in salita la Cig scontata per i settori più in difficoltà: se si riuscirà ad inserirla, sarà comunque della durata di due mesi.

Si lavora, poi, all’attuazione della misura – inserita nel dl bollette di marzo – che prevede che il Gse acquisti il gas per poi poterlo rivendere alle imprese energivore ad un prezzo ‘calmierato’ con contratti di lungo periodo. Si potrebbe rivedere la norma sugli extraprofitti, delimitando con più precisione, ad esempio, le operazioni straordinarie e infragruppo coinvolte. Obiettivo: rendere la tassa meglio esigibile e meno soggetta a ricorsi. In ambienti politici c’è anche chi ipotizza un aumento della percentuale tassata fino al 50%, ma i tecnici frenano.

Intanto, è slittato l’esame del decreto aiuti bis al Senato con la maggioranza che cerca di chiudere su un numero limitato di emendamenti. Sul superbonus il M5s punta alla proroga, che però viene considerata troppo onerosa dal governo, mentre sullo sblocco dei crediti si potrebbe trovare una convergenza. I partiti sono in linea sull’abrogazione del docente esperto, mentre spiccano due emendamenti di Pd e Ipf per prorogare fino a fine anno lo smart working per i lavoratori fragili e per i dipendenti privati con almeno un figlio minore di 14 anni.

(di Paola Lo Mele/ANSA)