Suicidio, boom richieste aiuto. Allarme giovani

ROMA. – Sono ogni anno quasi 46.000 bambini e adolescenti tra i 10 e i 19 anni che nel mondo si tolgono la vita, circa 1 ogni 11 minuti. Il suicidio è la quinta causa di morte più comune tra gli adolescenti dai 10 ai 19 anni e la quarta nella fascia d’età dai 15 ai 19 anni.

In prossimità della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio, che ricorre il 10 settembre e che ha l’obiettivo di per fare luce su un fenomeno responsabile di circa 800.000 morti, una ogni 40 secondi, il quadro che riguarda la situazione psicologica di ragazzi e adolescenti, e le richieste di aiuto è preoccupante.

Se infatti con la pandemia il timore per la salute mentale dei ragazzi è aumentato e secondo l’Istat, nel 2021 in Italia, dove in generale i suicidi sono circa 4mila ogni anno per tutte le fasce d’eta’, sono 220mila i ragazzi tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita e, allo stesso tempo, in una condizione di scarso benessere psicologico, le segnalazioni relative al suicidio non sono mai state così alte come nel 2021.

Sono state quasi 6.000 le richieste d’aiuto arrivate a Telefono Amico Italia da persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un caro. Sono cresciute del 55% rispetto al 2020 e quasi quadruplicate rispetto al 2019, prima della pandemia. Il 28% è di under 26. Nel primo semestre 2022 le richieste d’aiuto sono state più di 2.700, il 28% di giovani fino a 25 anni.

“Le nuove tecnologie -spiega Maurizio Pompili, Professore di Psichiatria presso La Sapienza Università di Roma- danno tanto, anche in termini di prevenzione del suicidio perché si può chiedere aiuto in ogni momento, ma nascondono anche un lato meno positivo, ad esempio relativo al cyberbullismo. Bisognerebbe fare anche una formazione sull’utilizzo dei social network nelle scuole. Parlare della prevenzione del suicidio ma anche delle potenzialità e dei rischi delle nuove tecnologie”.

“Il suicidio nei più giovani è un fenomeno di grande impatto, anche perché presenta una fattispecie tutta sua, non necessariamente sovrapponibile alle problematiche dell’adulto – aggiunge Pompili – spesso solo a posteriori appaiono in maniera nitida segnali anticipatori che erano stati in qualche modo criptati. Si dovrebbe fare attenzione se il ragazzo non riesce a seguire le attività scolastiche, non si applica negli sport, è ritirato, ha problematiche somatiche non ben identificabili, fa uso di sostanze in maniera importante. Bisognerebbe, inoltre, istruire i giovani a riconoscere tra i loro pari la persona che ha bisogno d’aiuto”.

“La prevenzione del suicidio è possibile e riguarda tutti” rileva l’esperto. Frasi che denotano la volontà di farla finita, cambiamenti di umore, di abitudini, sono tutti campanelli di allarme da non trascurare. Sabato 10 settembre Telefono Amico Italia organizza in 16 piazze italiane l’evento di sensibilizzazione “Non parlarne è 1 suicidio”.

In occasione dell’iniziativa i volontari dell’organizzazione incontreranno i cittadini invitandoli a scattare una fotografia all’interno di una speciale cornice e a condividerla, per lanciare il proprio messaggio di prevenzione da una piazza reale a quella virtuale dei social network.

“Siamo ancora all’inizio della creazione di una cultura della prevenzione del suicidio ma parlarne è la direzione giusta – conclude Pompili-. Servono campagne a tutto campo che dicano che il suicidio si può prevenire. Andrebbe detto chiaramente che le persone che desiderano il suicidio vogliono ardentemente vivere, ammesso che qualcuno si faccia carico della sofferenza che non riescono più a ‘maneggiare’. Fino all’ultimo vogliono essere salvate”.

(Di Elida Sergi/ANSA)

Lascia un commento