Elezioni 2022: la Chiesa non si schiera, ma stoccate su etica e sociale

Il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, con Papa Francesco.
Il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, con Papa Francesco.

ROMA. – Tra le gerarchie ecclesiali non piace molto, e in nessun caso, il termine “equidistanza”. Ma è difficile trovare una diversa sintesi per la collocazione di una Chiesa cattolica che, in vista delle elezioni del 25 settembre, evita accuratamente di prendere posizione per l’uno o per l’altro schieramento. Lo stesso papa Francesco, che è pur sempre il primate d’Italia, interpellato sul volo di ritorno dal Canada sulla caduta del governo Draghi aveva premesso chiaramente di non volersi “immischiare nella politica interna italiana”.

Altrettanto, è ovvio, non possono fare i vescovi della Penisola, tutti attenti, però, a evitare di schierarsi o, tanto meno, dare indicazioni di voto. Non mancano, certo, in questa campagna elettorale, forti stoccate da parte del mondo cattolico su temi particolari, che colpiscono le parti politiche in campo: come quando, sul tema dei migranti, alcuni giorni fa il Centro Astalli, servizio dei gesuiti per i rifugiati, ha proclamato che “chi descrive migranti disperati che attraversano il Mediterraneo in cerca di democrazia, pace, libertà come nemici minacciosi da cui difenderci con blocchi e respingimenti, dimostra di non sapere cosa siano democrazia, pace, libertà”.

Sulla stessa questione, è a suo modo sorprendente il pronunciamento dei vescovi delle aree interne (30 presuli da 12 regioni) riuniti nei giorni scorsi a Benevento, che nella loro dichiarazione finale hanno spiegato che “i flussi migratori possono costituire un’opportunità per ravvivare molte realtà soggette a un decremento progressivo della popolazione”.

Autentico fumo negli occhi per le forze del centrodestra, in aggiunta al ‘no’ forte e chiaro degli stessi vescovi all’autonomia differenziata delle Regioni, che “non farebbe altro che accrescere le diseguaglianze nel Paese”. Mal digerito, sia in ambito Cei che in Vaticano, anche l’uso strumentale di simboli religiosi in campagna elettorale, vedi gli slogan tipo “Credo”. “La polarizzazione, come risposta (falsa) alla complessità, usa le religioni perché ancora oggi possono smuovere grandi passioni”, sottolinea oggi all’Osservatore Romano il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente dei vescovi.

Sul fronte opposto, e in rapporto ai temi etici e ai diritti civili, sono le formazioni più intransigenti tra i cattolici pro-life che danno addirittura indicazioni su chi non votare. Ma al di là delle prese di posizione su questioni singole, da parte della Chiesa si preferisce mandare indicazioni generali per la concordia del Paese e la collaborazione tra forze anche diverse.

“Credo che una delle soluzioni dei nostri problemi e dei problemi del mondo pur nella distinzione delle posizioni è cercare delle convergenze su quello che può essere veramente utile per il Paese”, ha detto al Tg1 il segretario di Stato vaticano card. Pietro Parolin, indicando al Parlamento che uscirà dalle urne “le priorità di una buona politica, cioè di una politica che si metta a servizio del Paese e delle esigenze concrete del Paese. Ascoltiamo davvero quelle che sono le esigenze, e sono tante, della nostra gente e cerchiamo di dare delle risposte concrete, cercando di mettere insieme le forze”.

Preoccupazione c’è piuttosto per il ruolo dei cattolici, che “devono tornare ad esprimere la loro posizione all’interno del dibattito politico: che parlino e che siano anche tenuti in considerazione perché i cattolici per la loro storia e per i contenuti delle loro proposte possono dare davvero delle risposte effettive ed efficaci ai problemi del Paese e anche a un certo modo di vivere la politica. Evidentemente quando si è all’interno di un partito bisogna accettarne anche la disciplina e le linee guida. Però credo che una posizione più autonoma e più profetica i cattolici potrebbero averla”.

Su questo aspetto, i timori e le incognite espresse dalle gerarchie cattoliche, e non solo, sono evidenti. E a proposito del voto del 25 settembre è chiara l’analisi del politologo gesuita padre Francesco Occhetta in un editoriale online: “Il dato politico più incerto è il destino dell’area moderata, sempre più orfana di appartenenza, di rappresentanti e di riferimenti culturali. Eppure, questo bacino di consenso che ha storicamente nutrito la democrazia italiana include ancora milioni di voti provenienti in gran parte dal mondo cattolico ma anche da chi si astiene”.

E ancora: “Dopo le incertezze e le derive politiche degli schieramenti tradizionali, molte persone che appoggiavano le forze moderate si stanno chiedendo cosa fare e chi votare. Tra queste ci sono anche i cattolici liberali, i cattolici popolari e i cattolici democratici, radici diverse di un unico albero”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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