MADRID — Il destino di terroristi baschi condannati al carcere torna a far discutere in Spagna. È notizia di ieri, infatti, che le autorità spagnole hanno autorizzato il trasferimento di due dei più noti ex esponenti dell’Eta — Francisco Javier García Gaztelu, detto Txapote, ed Henri Parot — in centri penitenziari dei Paesi Baschi, la regione per la cui indipendenza l’organizzazione faceva ricorso alla lotta armata. La decisione — permessa da una legge che indica il riavvicinamento di detenuti ai loro luoghi d’origine come misura volte al loro reinserimento sociale — ha dato il la a un duro scontro dialettico nell’ambito politico nazionale.
Txapote sta scontando dal 2005 una pena di 30 anni per vari delitti, tra cui l’omicidio del giovane politico locale del Partito Popolare Miguel Ángel Blanco nel 1997: si tratta di uno dei casi che più hanno creato shock all’opinione pubblica spagnola. Nel 2023 — specifica il Ministero dell’Interno —, avrà raggiunto i 3/4 di pena scontata.
Parot, in prigione dal 1990, sta invece scontando una pena a 41 anni di carcere, ma ha accumulate condanne per migliaia di anni. È noto anche per il fatto che attraverso il suo caso è stata stabilita dalla giustizia spagnola una dottrina giudiziaria, la cosiddetta ‘Dottrina Parot’ )poi sconfessata dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo), secondo cui gli sconti di pena per benefici penitenziari a ex terroristi andrebbero calcolati sul totale della pena a cui è condannato un individuo. Ha già superato i 3/4 di pena nel 2018.
Insieme a loro, altri 11 terroristi detenuti hanno ottenuto il trasferimento penitenziario nei Paesi Baschi.
Quello dell’avvicinamento ai luoghi d’origine delle persone condannate per appartenenza all’Eta, dissolta dal 2018, è una delle questioni più controverse nel dibattito pubblico spagnolo odierno: richiesto a gran voce da parenti e altre persone vicine ai carcerati in nome del rispetto dei diritti umani, è invece inviso a rappresentanti delle vittime del terrorismo basco, così come ai partiti di destra (attualmente all’opposizione), in quanto considerata una misura applicata scorrettamente.
“La notizia di oggi conferma che in politica non tutto vale, che per continuare ad essere primo ministro non tutto vale”, è stata la reazione di Alberto Feijóo, leader del Partito Popolare. Spesso, questa formazione rinfaccia al governo di accettare i “ricatti” di EH Bildu, coalizione politica di sinistra che ha ereditato le istanze dell’indipendentismo radicale basco. “Ora sappiamo qual è il prezzo che il governo ha dovuto pagare in cambio del sostegno di Bildu al loro ultimo decreto”, ha aggiunto. “Senza aver chiesto scusa, senza collaborazione con la giustizia, questa politica penitenziaria non è accettabile”, ha anche detto.
“Quando governava, il PP ha avvicinato ai Paesi Baschi centinaia di terroristi, mentre l’Eta uccideva e sequestrava persone”, è l’argomento con cui il premier, Pedro Sánchez, aveva ribattuto poco prima a queste accuse parlando alla radio Cadena Ser. “Gli avvicinamenti di oggi sono individuali e avvengono nel rispetto della legge.
Negli ultimi anni, diversi ex terroristi baschi sono stati trasferiti in carceri basche. Da quasi un anno a questa parte, i centri penitenziari di questo territorio sono amministrati dal governo regionale e non più da quello nazionale, dopo un trasferimento di competenze favorito dall’attuale esecutivo di centro-sinistra.
Redazione Madrid