Secche risposte di industriali e ala socialista del governo a Yolanda Díaz

MADRID — Secche risposte sopraggiunte da due fronti rispetto a prese di posizione della vicepremier Yolanda Díaz. Da un lato, la socialista Isabel Rodríguez, portavoce dell’esecutivo, ha respinto con eloquenza i dubbi suscitati da una dichiarazione della collega di governo sull’aumento delle spese militari promesso dal premier Pedro Sánchez alla Nato (“non è previsto nel tetto alla spesa pubblica concordato”, aveva detto Díaz alla Cadena Ser). Dall’altro, rappresentanti degli industriali hanno replicato duramente a un attacco dell’altresì ministra del Lavoro, che li ha definiti “non all’altezza del Paese” per quanto riguarda la loro posizione sulle richieste di aumento dei salari da parte dei sindacati.

“La Spagna è un Paese affidabile, abbiamo degli impegni con l’Unione Europea e l’Alleanza Atlantica e senza dubbio li rispetteremo”. È stata questa la frase con cui Rodríguez ha provato a liquidare il dibattito mediatico suscitato da Díaz in merito alle spese militari. Nei piani del governo, c’è infatti quello di alzare entro il 2029 al 2% del Pil gli investimenti pubblici per la Difesa.

Lunedì, la vicepremier, che nel governo rappresenta Unidas Podemos ma sta lanciando in queste semane il “movimento cittadino” Sumar, aveva risposto così in merito a una domanda sulla possibilità che la prossima legge di bilancio contempli più spese militari: “Ci sarà legge di bilancio, ma, come noto, nel tetto alla spesa negoziato in estate certamente non era previsto un aumento per la Difesa”. Dichiarazione rilasciata in un’intervista concessa alla Ser in occasione della ripresa dell’attività politica dopo le vacanze estive.

La sua presa di posizione è stata poi spalleggiata anche dalla ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero, una delle principali esponenti di Unidas Podemos. E di fatto non è la prima volta, visto che dibattiti sulla questione erano già sorti all’interno del governo prima del vertice della Nato tenutosi a giugno a Madrid. Ma, in tutti questi casi, dall’ala socialista del governo sono arrivate risposte intransigenti. “Rispetto le decisioni del premier per quanto riguarda i suoi ambiti di competenza”, ha contro-replicato Díaz oggi, secondo Europa Press.

L’altro fronte caldo per la vicepremier e la questione del dibattito su eventuali aumenti di salario per i lavoratori nell’attuale contesto di inflazione alle stelle. Come noto, da tempo i sindacati chiedono incrementi in linea con l’evoluzione dei prezzi (ad agosto il tasso di crescita è stato del 10,4%), mentre gli industriali si oppongono a legare uno all’altro i due fattori. Una differenza di vedute che ha portato a uno stallo nelle trattative a riguardo tra le due parti.

“I sindacati hanno ragioni da vendere per protestare”, ha affermato Díaz in merito alle minacce di un ‘autunno caldo’ provenienti dai rappresentanti dei lavoratori. “La Confindustria spagnola (CEOE), in questo momento, non sta risultando all’altezza del Paese”.

Tra i rappresentanti della Confindustria spagnola che hanno risposto alla vicepremier c’è il vicepresidente Lorenzo Amor, altresì uno dei massimi esponenti dei lavoratori autonomi: “Noi non ci siamo mai alzati dal tavolo dei negoziati (con i sindacati)”, ha affermato. “Non abbiamo mai rifiutato di alzare i salari, ma solo di introdurre ‘clausole di revisione salariale'”, ha aggiunto, definendo poi “poco costruttiva” la posizione adottada dalla leader di sinistra.

Oggi, Díaz, in passato protagonista di diversi accordi a tre parti con sindacati e industriali è tornata sul tema in un tweet. “Ho chiesto alle due parti di tornare al tavolo delle trattative per sbloccare i contratti collettivi e tutelare il potere d’acquisto delle famiglie. Sono stati all’altezza della situazione durante la crisi della pandemia e abbiamo bisogno che lo facciano di nuovo”, ha scritto.

Redazione Madrid