Energia, discoteche: “Altro lockdown sarebbe deleterio”

Una immagine della Molo Street parade che ha trasformato il porto di Rimini in una discoteca a cielo aperto.
Una immagine della Molo Street parade che ha trasformato il porto di Rimini in una discoteca a cielo aperto. ANSA / US COMUNE DI RIMINI - GIORGIO SALVATORI

RIMINI. – La notizia che sta girando in questi giorni di un possibile razionamento di energia elettrica per le attività aperte al pubblico, oltre che alle abitazioni e nei luoghi pubblici, sta mettendo in allarme le categorie economiche. Le conseguenze della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia rischiano di provocare in autunno uno “tsunami”, come paventato da più parti.

La possibilità di un nuovo lockdown “ci lascia con il fiato sospeso in vista dei prossimi mesi”. A dirlo è il presidente di Confcommercio Rimini e del Silb Emilia-Romagna (il sindacato delle discoteche) Gianni Indino, che invoca rispetto: “Non potranno ancora una volta essere colpite le stesse attività che hanno pagato caro il prezzo della pandemia e che stanno faticosamente cercando di rialzarsi”.

Negozi, bar, ristoranti e locali da ballo sono tra le aziende che più sono state colpite dalle misure restrittive dovute alla pandemia, specie nei territori a forte valenza turistica. Ora lo spettro di un nuovo lockdown serale, questa volta per motivi energetici e non più sanitari, agita gli imprenditori, come sta avvenendo in Emilia-Romagna e nel Riminese in particolare, dove insistono migliaia di attività legate all’intrattenimento e al tempo libero.

“Abbiamo fatto tanto per destagionalizzare la nostra offerta turistica – afferma Indino – e ora che il nostro territorio ha appeal tutto l’anno il rischio è di vedere vanificati tutti gli sforzi per un coprifuoco energetico che fa paura anche solo al pensiero”.

La riduzione d’orario per le attività commerciali e un lockdown serale alle 23 per i locali pubblici “sarebbe una misura deleteria per l’economia, soprattutto per un’area come la nostra che ha nel turismo la sua base portante”, sostiene il presidente, che attacca: “Non è possibile che ancora si pensi a penalizzare le categorie economiche legate al turismo considerandole non essenziali”.

Il rischio, secondo l’associazione di categoria, è quello di dover lasciare a casa “migliaia e migliaia di lavoratori”. E ci si pone poi un problema sul fronte della sicurezza, dato che le vetrine accese e i locali aperti rappresentano un presidio di ordine pubblico. La preoccupazione di Indino è rivolta in particolare alle discoteche. Con una provocazione: “Lo Stato trovi i soldi per liquidarci una volta per tutte, rilevare le nostre aziende e farci cambiare mestiere”.

(Di Mirco Paganelli/ANSA)