Lo sprint di Draghi sul Pnrr. Lite sui fondi al Sud

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, in una conferenza stampa.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, in una conferenza stampa. (Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Correre per anticipare più risultati possibile. E non lasciare al governo che verrà anche l’incombenza di decine di obiettivi del Pnrr da portare a casa entro dicembre, per non mettere a rischio la prossima tranche di circa 20 miliardi di fondi.

Mario Draghi lo ha detto e ripetuto, sul piano per ammodernare l’Italia l’attività del governo non si ferma, anzi. Mentre i partiti litigano in campagna elettorale sulle ipotesi di revisione del Piano e sui fondi per il Sud, i ministeri hanno già un appuntamento, martedì a Palazzo Chigi, per aggiornare il cronoprogramma.

Alla riunione, convocata dal sottosegretario Roberto Garofoli, i capi di gabinetto e i tecnici dei ministeri dovranno arrivare con l’elenco dei propri target e dei tempi in cui si immagina siano conseguiti. Tutti insieme si cercherà poi di chiudere in anticipo tutto quello che si riesce. E se ci sarà bisogno di qualche norma per raggiungere un target, si farà per decreto, come già accaduto in passato.

Il ministro della transizione digitale Vittorio Colao è quello più oberato: ha appena annunciato la firma del contratto per il Cloud nazionale, ma il Polo strategico è solo uno dei 10 obiettivi che deve centrare il Mitd (fanno capo a Colao, tra le altre cose, anche i processi di digitalizzazione di Inps e Inail).

Renato Brunetta, che aveva un solo obiettivo di semplificazione, ha già fatto i suoi compiti, così come Elena Bonetti, che ha realizzato in anticipo la nuova certificazione della parità di genere. Molto avrà da fare ancora il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che entro fine anno dovrebbe raggiungere altri 9 target. Giovannini ne ha 5, compresi gli appalti per l’alta velocità Napoli-Bari e Palermo-Catania. Il Mef ne ha 3 concentrati sulle lettere di compliance del fisco, cui si aggiunge una relazione sull’efficacia degli strumenti di spending review.

Gli altri ministeri in genere hanno pochi obiettivi a testa, alcuni però molto “pesanti”, a Roma come a Bruxelles. Restano le riforme, infatti, i passaggi più delicati, a maggior ragione con il voto alle porte: i decreti sulla giustizia civile e penale sono stati inviati alle Camere prima della pausa estiva e le commissioni dovranno dare i loro pareri.

La ministra Marta Cartabia ha già chiuso anche la giustizia tributaria e le regole per le insolvenze, mentre sono ancora tutti da scrivere – e sono nei target del Mise di Giancarlo Giorgetti – i decreti attuativi della legge sulla concorrenza, approvata alla fine senza taxi.

Ma ci sono ancora materie altamente sensibili politicamente, dai servizi locali ai balneari, e non è detto affatto che si riesca a chiudere tutto prima del passaggio di consegne al nuovo governo.

Il Pnrr, peraltro, si sta già rivelando terreno di scontro: Matteo Salvini nel suo giro elettorale in Campania rilanciare l’idea di una revisione. “La riserva del 40%? A me preme che i fondi siano spesi”, aggiunge in una intervista, attirandosi le ire del centrosinistra e della ministra del Sud, Mara Carfagna.

Il leader della Lega è “evasivo” ma deve dire chiaramente se vuole “tagliare Quota Sud” per favorire il nord, attacca l’esponente del Terzo Polo, mentre Impegno Civico ricorda che rinegoziare il piano significherebbe perdere i fondi Ue. Sul Pnrr così come sull’autonomia, affonda anche il Dem Francesco Boccia, “è sempre il solito Salvini che vuole saccheggiare il Sud”.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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