L’addio di Fauci, lascia lo zar anti-Covid di Biden

Antony Fauci in una foto d'archivio.
Lo scienziato italo-americano Antony Fauci in una foto d'archivio. EPA/MICHAEL REYNOLDS

WASHINGTON.  – Anthony Fauci, il consigliere principale di Joe Biden sul Covid diventato il volto della lotta alla pandemia negli Usa, ha annunciato che a dicembre lascerà l’incarico.

Il famoso scienziato italo-americano si dimetterà anche dalla direzione dell’Istituto nazionale per le malattie infettive (Niaid), che ha guidato per 38 anni, e dal suo laboratorio di immunologia “per perseguire il prossimo capitolo della mia carriera”, come ha spiegato in un’intervista.

“Finché sono in salute, pieno di energia e passione, voglio fare alcune cose al di fuori del settore del governo federale”, ha raccontato l’81enne immunologo, aggiungendo di volersi dedicare a viaggiare, scrivere (compreso un Memoir) e “ispirare la nuova generazione” ad entrare nel servizio pubblico.

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Il presidente Biden gli ha espresso i suoi "profondi ringraziamenti" per il suo "risoluto impegno al lavoro" che fa con "spirito impareggiabile, con energia e integrità scientifica" e grazie al quale sono state salvate molte "vite in Usa e nel mondo". "Mentre lascia la sua posizione nel governo Usa, so che il popolo americano e il mondo intero continueranno a beneficiare dell'esperienza del dr. Fauci in qualsiasi cosa farà in futuro", ha scritto il presidente.

"Che lo abbiate conosciuto personalmente o meno, ha toccato le vite di tutti gli americani con il suo lavoro", ha aggiunto, sottolineando che "gli Stati Uniti sono più forti, più resilienti e più in salute grazie a lui".

Pochi scienziati hanno avuto sulla politica sanitaria pubblica un impatto più grande o più duraturo di lui. Orgoglioso delle sue origini italiane (nonni emigrati da Napoli e Sciacca), padre farmacista, Fauci nacque a Brooklyn e perseguì con determinazione gli studi di medicina sbarcando subito al prestigioso National Institutes of Health (Mih), dove nel 1984 diventò direttore del Niaid. Da allora ha servito in modo bipartisan sotto sette presidenti, repubblicani e democratici,  a partire da Ronald Reagan. George W. Bush, il cui padre George lo definì “un eroe” in un dibattito presidenziale nel 1988, lo ha premiato nel 2008 con la medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile americana.

Fauci ha il merito di aver aiutare il Paese a navigare con successo tutte le principali crisi sanitarie, dall'Aids (quando sviluppò un programma che si stima abbia salvato 21 milioni di vite) al West Nile, dagli attacchi all'antrace a varie influenze aviarie, dall'Ebola a Zica. Sino al Covid-19, che lo ha reso popolare al grande pubblico, diventando un'icona pop (con il suo volto su t-shirt, calzini e tazze) per i suoi consigli chiari e rassicuranti. Ma presto si è trasformato in terreno di scontro, non riuscendo a sfuggire alla politicizzazione dell'era Trump.

Dopo averlo ingaggiato nella lotta al Covid, infatti, il tycoon lo emarginò e lo boicottò, minacciando anche di silurarlo. Così diventò la bestia nera dell'allora presidente e di tutta la destra no vax, che ne fece il simbolo dei lockdown e delle odiate mascherine, esponendolo a minacce di morte.

Il senatore Rand Paul, che lo ha accusato di aver mentito sui finanziamenti del suo istituto alla Cina (dove è apparso il coronavirus), ed altri repubblicani hanno minacciato di indagarlo se riconquisteranno il Congresso a Midterm. Qualcuno ipotizza che Fauci, dopo essere risalito sul piedistallo con Biden, si ritiri anche per evitare questo rischio.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

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