Pensioni, la modifica del periodo di calcolo è la prossima sfida di Madrid

Il ministro José Luis Escrivá

MADRID — Dopo le riforme del mercato di lavoro e di condizioni e diritti degli autonomi, il governo spagnolo è atteso da una nuova sfida nelle prossime settimane: affrontare la seconda tranche della riforma delle pensioni promessa a Bruxelles per ottenere aiuti post-pandemia. Il punto principale, spiega oggi La Vanguardia, riguarda la riformulazione del meccanismo con cui, in base al periodo di tempo in cui si è lavorato, si calcola l’importo della prestazione.

La Spagna, come altri Paesi europei, va verso un futuro con sempre più persone in età da pensione e sempre meno lavoratori in grado di sostenere con i loro contributi il sistema pensionistico: ne è prova il fatto che la natalità del Paese è situata in minimi storici: secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, tra gennaio e giugno di quest’anno sono nati solo 159.705 bambini.

Per tutto ciò, il governo ha fissato come questione impellente quella di affrontare una riforma delle pensioni, intesa come uno dei fattori imprescindibili per mantenere in ordine i conti pubblici. L’anno scorso, il ministro della Previdenza Sociale José Luis Escrivá aveva lanciato una prima parte di questa riforma, che prevedeva l’associazione delle pensioni alla variazione dell’inflazione e introduceva meccanismi (come penalità o incentivi) per favorire un ritardo dell’età di pensionamento.

Ma ora arriva la parte più difficile: stabilire con che criteri si calcolano gli importi, in particolare fissando l’arco temporale lavorativo tenuto in conto (ora di 25 anni). “Si tratta di vedere come affrontare il computo per calcolare le nuove realtà che si stanno consolidando nel mercato del lavoro, in cui gli ultimi anni di contribuzione non sono necessariamente i migliori… con la possibilità di escludere gli anni peggiori”, ha spiegato Escrivá a luglio, in dichiarazioni riprese ora da La Vanguardia.

Una delle possibilità, citata anche dal ministro stesso oggi in un’intervista concessa al canale televisivo La Sexta, è che l’arco temporale tenuto in considerazione venga ampliato. Un’opzione che ad alcuni (soprattutto nell’ambiente dei sindacati) fa temere che possa comportare un abbassamento degli importi.

Tuttavia, secondo Escrivá, tale estremo sarebbe associato ad altri meccanismi, volti per esempio a correggere “le lacune”, ad esempio riferite “ad anni in cui non sono stati versati contributi”.

La prima proposta per puntare a un accordo in tal senso con le parti sociali, ha anticipato il ministro, verrà avanzata a settembre. Escrivá ha anche garantito che le pensioni continueranno ad essere calcolate in base alle variazioni dell’inflazione, nonostante il tasso adesso sia alle stelle (10,8%) e stia comportando maggiori spese per lo Stato. “Stanno aumentando anche le entrate”, ha spiegato.

Redazione Madrid

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