L’inflazione Ue sfiora il 10%, Bce verso nuovi rialzi

La sede della Bce a Francoforte. (Archivio)

ROMA.  – L’inflazione in Europa arriva alla soglia del 10%: e la Bce, pur di fronte al rischio sempre più concreto di recessione evocato da una rappresentante del direttorio, Isabel Schnabel, fa capire che la priorità resta raffreddare i prezzi. E che dunque un altro rialzo è in arrivo a settembre.

I dati macro parlano chiaro: la crescita dell’area euro ad aprile-giugno è rimasta solida, con un +0,6% sul trimestre precedente, e i mesi estivi fra turismo e riaperture promettono bene. Ma lo shock energetico causato dalla guerra di Putin in Ucraina, sommata alle strozzature al commercio globali (con lo zero-Covid della Cina) dopo decenni di briglia sciolta, presenteranno un conto salatissimo a fine anno secondo gran parte degli economisti. Già la Germania, da cui dipende una buona fetta di export italiano, nel trimestre primaverile era in stagnazione. Ancora peggiore il segnale che arriva dagli indici Pmi che anticipano i ciclo economico in arrivo e segnano rosso.

Una situazione che, in condizioni normali, richiederebbe un allentamento monetario da parte della Bce. Lo sta facendo – in totale controtendenza – la banca centrale turca di fronte alle pressioni del presidente Erdogan, alle prese con sondaggi sfavorevoli per la crisi economica: un taglio dei tassi da un punto nonostante l’inflazione all’80%, contrario alla lógica economica ma con la banca centrale che, per impedire un tracollo della lira turca, conta di colmare il “buco” con aiuti miliardari da Arabia Saudita, Qatar, Emirati.

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La logica di Fed e Bce è che lo shock economico arriva proprio dai prezzi e lì occorre agire. L'inflazione complessiva accelera all'8,9% nel luglio 2022, in aumento rispetto all'8,6% di giugno. L'inflazione dell'Ue a 27, invece, vola al 9,8% dal 9,6% di giugno. Se prima si poteva sperare che l'inflazione fosse temporanea perché dovuta solo al caro-energia, oggi non è più così: i dati di Eurostat raccontano che, anche al netto dell'energia, l'inflazione nell'area euro viaggia ormai al 5,4%.

Togliendo anche gli alimentari non lavorati si resta al 5,1%. Le punte toccano il 9,8% per alimentari, alcolici e tabacchi, l'11% per gli alimentari non lavorati, e oltre il 39% per, appunto, l'energia.

L'inflazione supera il 20% per Estonia, Lituania ed Estonia, si attesta all'8,4% in Italia (era all'1% a luglio 2021), al 10,7% in Spagna, all'8,5% in Germania. L'economista Nouriel Roubini sulle pagine di Project Syndicate racconta che i decenni della "grande moderazione" (dei prezzi ridotti dalla globalizzazione) hanno ormai ceduto il passo alla "grande stagflazione".

Per la Bce, come ha spiegato oggi Isabel Schnabel, un'inflazione “di fondo” (togliendo l'energia e il cibo) che sta "salendo ulteriormente ed è ai massimi storici" indica che la corsa dei prezzi si è diffusa in tutta l'economia. Una freccia a favore dei paesi nordici che chiedono un'azione decisa, come l rialzo-shock da mezzo punto a luglio. L'altra “freccia” all'arco dei falchi arriva dalle politiche di bilancio espansive e dai dati sul lavoro: disoccupazione europea ai minimi record a giugno.

"Vediamo una acuta carenza di forza lavoro, disoccupazione ai minimi storici e un elevato numero di posti vacanti", ragiona in un'intervista alla Reuters Schnabel, membro tedesco del Comitato esecutivo Bce, attenta ai problemi dei Paesi nordici ma costruttrice di consenso a favore degli aiuti ai Paesi più indebitati.

Con il candore dei suoi connazionali, Schnabel dice quello che gli economisti privati già danno per acquisito: "Non escluderei la possibilità che stiamo entrando in una recessione tecnica".  Ma l'inflazione resta la priorità: "Le preoccupazioni che avevamo a luglio non sono state alleviate". Una frase che non fa escludere un'altra stretta da mezzo punto al prossimo meeting dell'8 settembre, che metterebbe la Bce sulla scia della Fed. Ieri, dalle minute della banca centrale Usa, è emerso che potrebbe essere necessario imporre all'economia "per qualche tempo" condizioni più restrittive pur di frenare l'inflazione giunta all'8,5%. Come la Gran Bretagna (-0,1%), l'economia Usa ha chiuso lo scorso trimestre in crescita negativa (-0,9% annualizzato).

Certo, dalle minute è emerso anche che nei prossimi mesi ci sarà da "rallentare" la stretta. Ma per ora, anche di fronte al rischio-recessione le banche centrali non fanno un passo indietro: è troppo bruciante il monito della crisi energetica degli anni '70, quando la loro inazione di fronte all'inflazione galoppante sfociò in un decennio di austerity "lacrime e sangue" impersonato da Reagan e Thatcher.

(di Domenico Conti /ANSA).

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