Debito record. Pil e prezzi fanno volare le entrate

Sede principale della Banca d'Italia nel Palazzo Koch a Roma. (ANSA)

ROMA.  – Il debito è all’ennesimo record, a un passo ormai dai 2.800 miliardi di euro. Ma la corsa in valore assoluto non dovrebbe avvicinarsi alla crescita del Pil, mantenendo sotto controllo il rapporto cruciale per la dinámica della sostenibilità: e d’altra parte il 2022 segna un boom delle entrate, riflettendo l’alta inflazione e la ripresa dell’attività economica (nel caso dell’Iva) e il venir meno di rinvii ed esenzioni che avevano caratterizzato lo scorso anno (come per l’Ires).

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É quello che emerge incrociando i dati pubblicati oggi dalla Banca d’Italia e il monitoraggio delle entrate del Mef, mentre sullo spread resta qualche tensione (chiude a 216 col rendimento del Btp decennale tornato sopra il 3%) su dati economici come lo Zew tedesco, piombato ad agosto al di sotto delle previsioni. Il debito delle amministrazioni pubbliche cresce di 11,2 miliardi a giugno e tocca quota 2.766,4 miliardi di euro, nuovo massimo storico, in base al Supplemento Finanza Pubblica del bollettino della Banca d’Italia.

Dall’inizio dell’anno, quando il debito si attestava a 2.714,2 miliardi la crescita è stata dell’1,9%. Un ritmo ben inferiore al 3,4% di crescita acquisita certificato dall’Istat a fine giugno, assicurando che il rapporto debito/Pil, in assenza di sorprese dirompenti nella seconda metà d’anno (quando in molti si aspettano una possibile recessione a livello europeo) dovrebbe rispettare la traiettoria prevista dal Mef rispetto al 150,8% del 2021.

Proprio il Mef, in risposta al peggioramento delle prospettive sul rating di Moody’s 10 giorni fa, aveva evidenziato la discesa migliore delle attese dell’indebitamento netto nel 2021 e, nei primi sette mesi i quest’anno, il fabbisogno del settore statale di 34,4 miliardi, migliorato di circa 45 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’annus horribilis 2021.

Un trend che appare ampiamente confermato sul lato della spesa – dove il Governo uscente ha stoppato gli appelli all’ “extra-deficit” – e ancora più sul lato delle entrate stando ai dati di oggi. A livello di cassa, nel primo semestre dell’anno – ha calcolato Bankitalia – le entrate tributarie sono state pari a 218,1 miliardi, in aumento dell’11,9 per cento (23,2 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Solo a giugno, 3,4 miliardi in più.

I dati del Mef sulle entrate complessive, tributarie e contributive, danno conto di un balzo di 39,1 miliardi a gennaio-giugno rispetto allo stesso periodo di un anno prima (+11,6%). E lo spaccato dà una fotografia più in dettagli di cosa è accaduto fra il 2021 e il 2022. Anzitutto la crescita, del Pil e del mercato dell’occupazione, ha continuato a spingere le entrate contributive (+6%).

Più veloce quella del gettito fiscale, un +14,5% che vale 32,2 miliardi in più rispetto ai primi sei mesi del 2021, riflettendo il venir meno delle facilitazioni fiscali adottate durante alcuni fra i mesi più duri della pandemia nel 2021. Fra le singole voci di gettito spicca l’Ires, che nei primi sei mesi del 2022 ha dato un gettito balzato di 6,2 miliardi (+74,7%) a 14,4 miliardi grazie al venir meno di  rinvii e sospensioni adottati durante la pandemia lo scorso anno.

A dar conto della spinta della crescita alle entrate è invece l’iva, con un balzo di oltre 12,1 miliardi (+19,5%) grazie all’attività economica più dinamica raggiungendo i 74,29 miliardi, di cui 63,38 miliardi derivanti dalla componente dagli scambi interni.

(di Domenico Conti/ANSA).

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