Isis, alla sbarra in Gb l’ultimo dei “Jihadi Beatles”

"Jihadi Paul"

LONDRA.  – É l’unico dei quattro terrorista britannici dell’Isis tristemente noti come “Jihadi Beatles” che dopo essere stato ricercato da molte autorità, comprese quelle italiane, si trova ora ad affrontare la giustizia nel suo Paese. “Jihadi Paul”, al secolo Aine Leslie Davis, ha un conto in sospeso con la giustizia del Regno Unito, che aveva emesso un mandato di cattura nei suoi confronti nel 2015, e ora è arrivato per lui il momento di pagarlo.
div id=’prj_300x250_intext’ >

</div
I componenti della cellula erano stati ribattezzati “Jihadi Beatles” per l'accento 'british' delle loro voci in alcuni feroci video dell'Isis di decapitazione di ostaggi. Il loro leader, Mohammed Emwazi, è stato ucciso in Siria in un attacco di droni statunitensi sette anni fa. Mentre gli altri due membri, El Shafee Elsheikh e Alexanda Kotey, dopo essere stati catturati in Siria, si trovano in carcere negli Usa.

Davis, che dopo la conversione all'Islam si è fatto chiamare Hamza, deve rispondere di diversi capi d'imputazione davanti alla giustizia britannica, fra cui possesso di un'arma da fuoco con finalità terroristiche e anche il coinvolgimento nel finanziamento dei jihadisti. Già sua moglie, Amal El-Wahabi, era stata la prima persona nel Regno a venir condannata nel 2014 per il tentativo di far arrivare denaro all'Isis, che era diretto al marito in Siria.

Ma “Jihadi Paul” deve rispondere anche alla giustizia italiana: pende su di lui un'ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip di Roma l'8 ottobre del 2018 su richiesta della Procura. Si tratta di un provvedimento esteso a livello europeo attraverso l'emissione di un mandato d'arresto nel giugno del 2019. A Davis il pm di Roma contesta il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo ai danni del cittadino italiano Federico Motka, rapito in Siria nel marzo del 2013 e liberato nel maggio del 2014.

“Jihadi Paul”, per cui oggi è stata confermata la custodia in carcere, dovrà comparire il 2 settembre alla Old Bailey di Londra per un'udienza preliminare.

(di Alessandro Carlini/ANSA).

Lascia un commento