Elezioni: testa a testa Fdi e Pd, ma cresce disaffezione al voto

Giorgia Meloni, presidente di Fratelli díItalia, ed Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, durante la presentazione del libro "Fare politica in un mondo in frantumi", università Luiss,
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli díItalia, ed Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, durante la presentazione del libro "Fare politica in un mondo in frantumi", università Luiss, Roma, 18 maggio 2022. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Nei 50 giorni che separano dalle elezioni il centrosinistra dovrà provare nell’impresa di recuperare uno scartamento con il centrodestra che vale quasi 20 punti percentuali. Almeno secondo i sondaggi. La fotografia che emerge dall’ultima rilevazione fatta da Quorum/YouTrend per SkyTg24 parla chiaro: la coalizione che il segretario Enrico Letta sta cercando di costruire attorno al Partito democratico varrebbe – al momento – il 29,3%, mentre quella che ad oggi vede Giorgia Meloni e il suo partito – largamente in vantaggio di consensi rispetto agli alleati – tocca il 48,2%.

La premessa è doverosa: si tratta di rilevazioni d’agosto, mancano quasi due mesi al giorno del voto – un tempo che rende precaria ogni previsione, secondo gli stessi analisti – e con larga parte degli italiani sotto gli ombrelloni e per lo più sordi alle sirene della campagna elettorale. Ma intanto l’istantanea scattata da Quorum e Youtrend è la prima a calcolare gli esiti della rottura tra Azione e Partito democratico e la conseguente separazione tra il partito di Calenda e +Europa.

La strada segnata dal leader di Azione, provare a portare un possibile terzo polo in doppia cifra, appare in salita. Calenda e i suoi – si legge nella rilevazione demoscopica – sarebbero al 2%, mentre Italia Viva di Matteo Renzi, li supera di appena due decimali. Sarebbe sbagliato pesare questa idea di centro sommando algebricamente i due dati, ma in ambienti parlamentari stuzzica un paragone ardito con le rilevazioni di un altro sondaggio apparso oggi, quello di Swg, che registrava il 6,5% di preferenze alla fu alleanza tra Azione e +Europa.

Secondo un’analisi dell’Istituto Cattaneo, per giunta, una lista Iv-Azione allargherebbe il divario tra centrodestra e centrosinistra nella spartizione dei seggi in Parlamento. In questo scenario, secondo l’Istituto bolognese, Fdi, Lega e Fi porterebbero a casa tra il 46% dei consensi e il 60% dei seggi, ma sarebbe improbabile una maggioranza dei 2/3, necessaria per mettere mano a riforme costituzionali in “autonomia”.

Più aperta parrebbe la gara per aggiudicarsi il titolo di primo partito. Come da tradizione, per le tornate elettorali degli ultimi anni, trionferà la quota di indecisi e astenuti, pari al 38,7%, ma tra chi siederà tra Camera e Senato Fratelli d’Italia, secondo Youtrend e Quorum, al momento è in testa con il 24,2%, mentre il Pd segue al 22,3. Swg indica distanze più ridotte con il partito di Meloni al 23,8 e quello di Letta al 23,3.

Ma se i dem “vedono” il sorpasso su Fratelli d’Italia come più che possibile, la storia nel centrodestra è di tutt’altro tenore, perché in quell’alleanza chi vince la partita avrà la possibilità di indicare il nome del premier al Capo dello Stato, nel caso possibile che Meloni, Salvini e Berlusconi riescano ad ottenere più della metà dei seggi in Parlamento.

Le ambizioni dichiarate di Lega e Forza Italia di giocarsela potrebbero scontrarsi con i freddi numeri che oggi danno la Lega tra il 12,5 e il 14%, a seconda della rilevazione e ancora più staccata sembrerebbe Forza Italia, che balla tra l’8 e l’8,9%. A superare il muro del 10%, secondo i sondaggi, sarà il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, in una forbice che varia tra il 10,6 e il 10,4. Percentuali che ingolosiscono Sinistra Italiana e Europa Verde – i rossoverdi porterebbero a casa un 3,9% – da sempre favorevoli a un ritorno al campo largo.

(di Flavio Russo/ANSA)

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