Cina non molla la morsa su Taiwan, caccia ai sottomarini

Due jet Mirage 2000-5 delle forze armate taiwanesi della base aerea di Hsinchu, Taiwan, EPA/RITCHIE B. TONGO

PECHINO. – Le forze armate cinesi non si fermano e annunciano altre esercitazioni militari nei mari e nello spazio aereo intorno a Taiwan, un giorno dopo la fine programmata delle più grandi manovre di sempre organizzate per protestare contro la visita a Taipei della speaker della CameraUsa Nancy Pelosi.
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"Operazioni anti-sottomarino e di assalto marittimo", ha comunicato il Comando del teatro orientale dell'Esercito popolare di liberazione (Pla) senza fornire tempi e modalità, ma fornendo un programma di integrazione delle operazioni fatte dal 4 al 7 agosto e confermando i timori di alcuni osservatori che vedrebbero Pechino continuare a mantenere alta pressione sulle difese dell'isola ribelle. Perché la Cina "conduce normali esercitazioni militari" intorno a Taiwan, che è "territorio cinese", e ha il diritto di operare nelle acque che "circondano il suo territorio", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, in merito alle nuove iniziative.

“Sono aperte, trasparenti e professionali. I dipartimenti competenti hanno anche emesso un annuncio tempestivo, in linea con il diritto interno, il diritto e la pratica internazionali: non sono solo un monito per i provocatori, ma anche una mossa legittima a tutela di sovranità nazionale e integrità territoriale”, ha aggiunto Wang.

Il ministero degli Esteri di Taipei, di parere contrario, ha invece “condannato con fermezza” la decisione, “la provocazione e l’aggressione della Cina” che “hanno danneggiato lo status quo dello Stretto e sollevato tensioni nella regione”. Il ministero della Difesa ha accusato Pechino di portare avanti continui attacchi informatici contro l’isola che hanno reso inaccessibili i principali siti web gestiti dal governo: le forze ármate continueranno a monitorare con grande attenzione la situazione e a rispondere col pattugliamento tra aerei, navi militari e i sistemi missilistici (oggi 13 navi e 39 aerei della Pla sono stati rilevati, con 21 jet in volo sulla linea medianae nell’area di difesa).

I militari di Taipei hanno anche preso di mira la disinformazione, parte integrante di questo braccio di ferro e di questa guerra di nervi intra-stretto. Nel periodo dal primo all’8 agosto sono stati rilevati 272 messaggi controversi e fake news di stampo cinese, come per la presunta navigazione del cacciatorpediniere Nanjing dfinao a 11,78 km dalla centrale elettrica Hoping, a Hualien. “Nessuna nave è entrata nelle nostre acque territoriali dal 4 agosto, da quando è iniziata l’esercitazione”, hanno tuonato i militari di Taiwan.

I media ufficiali cinesi hanno dato grande risalto all’entusiasmo dei social media in mandarino dopo che Baidu Maps, un servizio di app del Google locale, ha iniziato a mostrare il percorso della “ferrovia ad alta velocità Pechino-Taipei”.

Intanto, i militari cinesi hanno confermato la chiusura dei canali di comunicazione, nell’ambito delle contromisure “giustificate e corrette”, con le controparti Usa. La tensione “è stata provocata dagli Usa” che “devono assumersi la piena responsabilità”, ha detto il portavoce del ministero della Difesa Wu Qian.

Sul fronte anmericano, il presidente Joe Biden ha detto di “non pensare che la Cina” intenda portare avanti un’escalation al di là di Taiwan. Mentre al Congresso è in discussione in arrivo il Taiwan Policy Act, che rafforza l’impegno verso Taipei, la Casa Bianca, secondo i media americani, starebbe pensando di frenare la spinta bipartisan sull’approvazione a segnalare che non c’è alcuna volontà Usa di modificare la politica della “Unica Cina”. Una mossa che da Pechino sarebbe visto come un segnale di debolezza.

(di Antonio Fatiguso/ANSA).

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