Allarme Antartide, mai così poco ghiaccio da 44 anni

Nave cilena a Punta Arenas
Nave cilena a Punta Arenas. EPA/CHILEAN NAVY HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

ROMA. – Record negativo per la superficie del ghiaccio marino al Polo sud a luglio scorso rispetto ai 44 anni di dati raccolti sinora: è risultato il 7% inferiore alla media e ben al di sotto del record di dati precedente. Lo dice il Copernicus Climate Change Service che, per conto della Commissione europea, pubblica regolarmente bollettini climatici mensili sulla base di rilevazioni provenienti da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche di tutto il mondo.

Dunque è stato superato l’ultimo record di estensione minima in Antartide registrato il 25 febbraio scorso quando, per la prima volta dall’inizio delle osservazioni satellitari dei poli, nel 1978, era scesa sotto i 2 milioni di chilometri quadrati. Ed era la seconda volta in 5 anni che il ghiaccio antartico era diminuito come quello artico, invece di aumentare come avviene da più di 40 anni.

L’Oceano meridionale, precisa Copernicus, “è stato interessato da estese aree di concentrazione del ghiaccio marino inferiori alla media, dai mari di Amundsen e Bellingshausen fino all’area settentrionale del mare di Weddell, così come in gran parte dell’Oceano Indiano”. In Artico, la banchisa (cioè la superficie di ghiaccio marino), il mese scorso è stata il 4% inferiore alla media, posizionandosi al dodicesimo posto per il mese di luglio nei dati satellitari, ben inferiore rispetto ai valori minimi del mese registrati tra il 2019 e il 2021.

Al Polo Nord, l’estensione del ghiaccio marino sta subendo da anni un rapido declino a causa del riscaldamento globale: negli ultimi 50 anni nel periodo estivo e’ diminuita del 40%. Inoltre e’aumentata la frequenza di episodi estremi di aumenti di temperatura come avvenuto nel maggio scorso, in cui si e’ passati da 20 gradi sotto zero a 13 gradi in un mese.

Secondo gli esperti, la riduzione del ghiaccio marino causata dal riscaldamento globale sta privando gli orsi polari del loro cibo preferito, le foche, spingendoli ad avvicinarsi alle aree popolate in cerca di altre fonti di nutrimento. I ricercatori del Cnr hanno registrato un aumento della temperatura media annua in Artico di circa 3 gradi centigradi in soli 10 anni avvertendo che questo può condizionare il clima su scala globale.

Il segretario generale dell’Organizzazione mondiale della meteorologia Petteri Taalas ha recentemente avvertito che “finche’ continueremo a emettere gas serra, le temperature continueranno a salire, gli oceani continueranno a diventare più caldi e più acidi, il ghiaccio marino e i ghiacciai a sciogliersi, il livello del mare a salire e il nostro clima diventerà più estremo. Il riscaldamento dell’Artico è elevato in modo sproporzionato e riguarda tutti noi”.

A livello globale, questo del 2022 è uno dei tre mesi di luglio più caldi mai registrati, quasi 0,4 gradi centigradi al di sopra della media per il periodo di riferimento tra il 1991 e il 2020, leggermente più fresco di luglio 2019 e leggermente più caldo di luglio 2016, afferma il servizio Copernicus, precisando che luglio “è stato complessivamente il sesto più caldo registrato in Europa; l’ondata di calore spinge le temperature verso nuovi record locali e nazionali in vaste aree occidentali e settentrionali del continente”.

“Possiamo aspettarci di assistere a periodi sempre più frequenti e lunghi di temperature estremamente elevate, e temperature globali in costante crescita”, spiega Freja Vamborg, Senior Scientist di Copernicus. “Le ondate di calore comportano gravi rischi per la salute umana, e possono aumentare l’intensità e la longevità di molti eventi climatici disastrosi, come incendi boschivi e siccità, colpendo sia la società che gli ecosistemi naturali”, anche la produzione agricola, di energia e il trasporto fluviale.

(di Stefania De Francesco/ANSA)

Lascia un commento