Colombia, Petro: “Dobbiamo realizzare cambiamenti in pace”

Il presidente colombiano Gustavo Petro in una foto d'archivio durante la campagna elettorale.
Il presidente colombiano Gustavo Petro in una foto d'archivio durante la campagna elettorale.

BOGOTÁ. – Il presidente colombiano Gustavo Petro, ha dichiarato nel suo primo discorso dopo il suo giuramento per il mandato 2022-2026 si è detto emozionato di “essere oggi su questa piazza vicino alla spada del Libertador Simón Bolívar, che deve restare sguainata, e rimessa nella sua custodia solo quando si sia raggiunta la pace”. “E’ ora del cambiamento – ha proseguito – e possiamo realizzarlo insieme e in pace, contraddicendo quelli che dicevano che mai avremmo potuto raggiungere il potere”.

Se abbiamo potuto raggiungere l’obiettivo della presidenza, ha ancora detto, possiamo cercare di raggiungere un accordo di pace che metta fine a sei decadi di conflitto interno”. Petro ha quindi ricordato che la Commissione della Verità che sta lavorando dopo gli Accordi di pace del 2016 “ha calcolato che il conflitto interno ha causato un bilancio di 800.000 morti”.

Noi , ha sottolineato, “vogliamo costruire un Paese della vita e non della morte”. Il capo dello Stato ha rivolto un appello a tutti i gruppi armati di “accettare un cammino di dialogo e di pace in cambio di benefici da parte della giustizia”. Affrontando il tema del narcotraffico, Petro ha sostenuto che “in 40 anni è morto un milione di persone in scontri armati, mentre in Nord America sono morte 70.000 persone per overdose”.

Il capo dello Stato ha quindi assicurato che la politica antidroga applicata a livello internazionale fino ad oggi “è stata un fallimento” e che è giunto il momento che si nelle organizzazioni internazionali si giunga a nuovi trattati riguardanti la politica di contrasto al narcotraffico”.

“Dopo aver ricordato la forte ingiustizia sociale e di reddito che esiste in Colombia, Petro ha parlato della “necessità di sviluppare una economia basata sulla produzione e su una maggiore giustizia per cui chi più possiede più paghi per aiutare quelli che meno hanno”.

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