Da taglio cuneo fino a 194 euro in più a fine anno

Operaio al lavoro in un'industria tessile.
Operaio al lavoro in un'industria tessile.

ROMA. – Un incremento delle buste paga che va dai 16 euro lordi per i salari più bassi ai 194 euro di quelli più alti. E’ il gruzzoletto che i lavoratori dipendenti si troveranno in tasca a fine anno per effetto del nuovo taglio di 1,2 punti del cuneo fiscale tra luglio e dicembre introdotto dal decreto aiuti bis.

Un taglio che il governo ha voluto rendere più consistente di quanto previsto inizialmente, lasciando invece invariata l’altra misura a favore dei pensionati: l’anticipo di tre mesi della rivalutazione delle pensioni, che si tradurrà in un aumento degli assegni complessivo compreso tra i 42 e i 201 euro lordi.

A fare i calcoli è la Cgil, che però non varia il proprio giudizio critico. “Risorse insufficienti per affrontare l’emergenza sociale”, ribadisce il sindacato di Corso d’Italia postando su Twitter le tabelle con le nuove elaborazioni. La decontribuzione dell’1,2% per i lavoratori dipendenti, che costerà allo Stato complessivamente 1,6 miliardi (di cui 1,2 di oneri netti), si tradurrà in un beneficio mensile che va dai 2,72 euro lordi (16,32 euro nel complesso del semestre) per una retribuzione mensile imponibile di 227 euro, ai 32,3 euro lordi in più (193,82 euro il cumulato tra luglio e dicembre) per stipendi di 2.692 euro.

Per la fascia di reddito in cui si concentra la fetta più grossa di contribuenti (1.497-1.909 euro), il beneficio oscilla tra i 107,76 euro lordi nel semestre (17,96 euro al mese) e 137,40 euro (22,9 al mese).

Inizialmente il governo aveva pensato di ridurre il cuneo di punto percentuale, ma in consiglio dei ministri è arrivato il ritocco al rialzo. C’è “un ulteriore taglio del cuneo fiscale un po’ maggiore di quello entrato”, ha annunciato il premier Mario Draghi in conferenza stampa: aggiungiamo 1,2 punti allo 0,8 introdotto a gennaio, ha spiegato il titolare dell’economia Daniele Franco, portando l’abbattimento per il secondo semestre al 2%.

Ma anche per la Uil si tratta di poca cosa: il giudizio “resta insufficiente” – spiegano – si tratta di un incremento tra 1 euro e 6 euro in più al mese. Per la Cisl, invece, proprio il rafforzamento del taglio dimostra come il governo “abbia tenuto conto del confronto con il sindacati”: ora, indica il segretario Sbarra, gli obiettivi raggiunti vanno “consolidati e migliorati” nella conversione in Parlamento.

Sul fronte delle pensioni, l’anticipo della rivalutazione al 2% (cui si aggiunge il riconoscimento anticipato del conguaglio dello 0,2% per il 2022) avrà come effetto, calcola sempre la Cgil, un aumento degli assegni da un minimo di 11 euro al mese (42 euro lorde per il trimestre) per chi percepisce una pensione media mensile di 500 euro, ad un massimo di 52,34 euro (201,21 il totale lordo ottobre-dicembre) per assegni mensili di 2.500 euro.

Per una pensione intorno ai 1.000 euro si tratta di 84 euro lordi in più per il trimestre. “Un aumento di circa 10 euro lordi al mese ogni 500 euro di pensione percepita”, aveva sintetizzato ieri la Uil. “Una misura che favorisce i ricchi e penalizza i poveri”, avverte il presidente del Patronato Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque.

(di Enrica Piovan/ANSA)

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