Caro-prezzi frena crescita al Sud, crollano consumi

Shopping in corso Buenos Aires all'apertura dei saldi, Milano
Una donna guarda la vitrina di un negozio in corso Buenos Aires, Milan ,.Archivio. Ansa/Matteo Corner

ROMA.  – Inflazione più forte, crollo dei consumi, crescita rallentata. Non è un quadro roseo quello del Mezzogiorno d’Italia che emerge nelle anticipazioni del Rapporto Svimez 2022.

A cominciare dall’aumento dei prezzi, il cui picco quest’anno potrebbe spingersi al Sud fino all’8,4%, contro il 7,8% del Centro-Nord, con un rientro più lento, nel Meridione, sui livelli precedenti lo “shock Ucraina”.

Una dinamica tale da impattare fortemente sui consumi, determinandone un crollo nel biennio 2023-2024 insieme a un persistente effetto di erosione del potere d’acquisto di redditi e risparmi. A frenare di più saranno i consumi delle famiglie meno abbienti, decisamente più numerose nel Mezzogiorno che nell’Italia centrosettentrionale.

Allargando lo sguardo al Pil, dopo la frenata dovuta alla pandemia, l’Italia ha conosciuto una ripartenza pressoché uniforme tra macro-aree. Ma il mutato contesto dovuto alla guerra espone l’economia italiana a nuove turbolenze, allontanandola da una ripartenza relativamente tranquilla e coesa tra Nord e Sud.

In altre parole: si riapre la forbice tra Settentrione e Meridione, con una crescita del Pil al Sud, nel 2022, stimata dalla Svimez al 2,8%, contro il 3,6% del Centro-Nord e il 3,4% del Paese. Stesso trend previsto nel 2023: +1,7% nelle Regioni centrosettentrionali a fronte di un +0,9% in quelle del Sud. Nel 2024 invece si manterrebbe un divario di crescita a sfavore del Mezzogiorno di circa sei decimi di punto: +1,9% al Nord, +1,3% al Sud.

Non va meglio sul fronte delle imprese, dove lo shock sui costi di produzione si dovrebbe trascinare fino al 2024 incidendo sulle decisioni di investimento. E anche se al Sud prevarrebbe lo stimolo determinato dagli investimenti pubblici, risultano comunque in svantaggio gli investimenti in macchinari e attrezzature. Più in generale le imprese nel Mezzogiorno restano maggiormente esposte alle conseguenze del conflitto in Ucraina e all’aumento dei costi dell’energia, perché è nel Meridione che sono più diffuse realtà imprenditoriali di piccole dimensioni, caratterizzate da costi di approvvigionamento energetico strutturalmente più elevati sia nell’industria che nei servizi. Inoltre, evidenza l’analisi della Svimez, i costi dei trasporti al Sud sono più alti, oltre il doppio, rispetto a quelli delle altre aree del Paese.

Unica nota positiva, ma da prendere con le molle, quella degli investimenti. Nel 2022 infatti crescono al Sud più che al Nord: +12,2% contro il +10,1%. Ma a trainare sono soprattutto quelli nel settore delle costruzioni, grazie a stimoli pubblici come il superbonus 110% e gli interventi finanziati dal Pnrr. Di contro, nel Meridione, la crescita degli investimenti orientati all’ampliamento della capacità produttiva è inferiore di tre punti a quella del Centro-Nord: +7% contro +10%.

(di Marco Assab/ANSA).