Prende il largo la prima nave con il grano ucraino

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky visita un porto ucraino sul Mar Nero per presenziare alle operazioni di carico della prima nave che dovr‡ esportare il grano prodotto nel suo Paese, 29 luglio 2022. (Dal profilo Facebook)
Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky visita un porto ucraino sul Mar Nero per presenziare alle operazioni di carico della prima nave che dovr‡ esportare il grano prodotto nel suo Paese, 29 luglio 2022. (Dal profilo Facebook)

ROMA. – L’accordo sul grano tra Russia e Ucraina, raggiunto con grande fatica con la mediazione di Onu e Turchia, inizia a produrre risultati. Un primo cargo carico di mais è partito dal porto di Odessa in direzione Libano, con uno scalo a Istanbul per le ispezioni. Una possibile svolta, salutata anche dagli occidentali, nella speranza che almeno la crisi alimentare provocata dal conflitto possa essere mitigata.

Sul fronte dei combattimenti, invece, non c’è spazio per ottimismo. Perché i russi continuano a bombardare il Donbass e gli ucraini contrattaccano nel sud, rivendicando successi a Kherson. All’inizio della giornata le autorità turche hanno dato l’annuncio tanto atteso, che ha sancito la fine (o almeno l’inizio della fine) del blocco navale russo nel Mar Nero.

La nave Razoni, registrata in Sierra Leone, con a bordo 26mila tonnellate di mais, ha lasciato il porto di Odessa per dirigersi in Libano, che nel 2020 aveva importato oltre il 60% del suo grano dall’Ucraina. Il cargo terminerà la sua traversata nel porto di Tripoli, ma domani è atteso a Istanbul, dove le autorità locali effettueranno le ispezioni concordate tra le parti lo scorso 22 luglio, giorno della firma dell’intesa.

Si tratta della prima spedizione dopo cinque mesi, nei quali decine di milioni di tonnellate di grano ucraine sono rimaste chiuse nei silos, con il rischio di marcire, contribuendo all’impennata dei prezzi e dei generi alimentari. E colpendo soprattutto i Paesi più poveri del mondo. Non a caso il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha auspicato che questa svolta “porterà sollievo necessario alla sicurezza alimentare globale, specialmente nei contesti umanitari più fragili”.

Anche Ue e Nato hanno accolto positivamente la partenza del carico di mais, ma con cautela. E’ “un primo passo”, ha detto il portavoce dell’Alto Rappresentante Joseph Borrell, attendendo tuttavia che ci sia una ripresa totale delle esportazioni di cereali. A Bruxelles tra l’altro non è stato dimenticato che la Russia, proprio all’indomani della firma dell’intesa, aveva lanciato missili sul porto di Odessa, facendo temere un ennesimo fallimento. Allo stesso tempo, anche se la spedizione verso il Libano rappresenta solo una goccia nel mare, i mercati hanno dato subito dei segnali positivi: il prezzo del grano ha iniziato a scendere (mentre invece non c’è tregua per le quotazioni del gas).

Anche Mosca e Kiev hanno espresso soddisfazione per il primo sblocco dei porti, ma questo segno tangibile di collaborazione tra i contendenti non autorizza ad ipotizzare un rallentamento del conflitto. Nel Donetsk i russi non allentano i raid, in attesa di lanciare l’offensiva di terra sulle città ancora in mano agli ucraini (secondo le autorità locali, almeno tre persone sono state uccise in 24 ore). E la morsa rimane stretta anche sulla costa, in particolare a Mykolaiv. La polizia e il sindaco hanno denunciato bombardamenti massicci che hanno provocato almeno due morti e diversi feriti, e danneggiato decine di edifici, incluso un ospedale.

La situazione appare potenzialmente ancora più incandescente a Kherson. Le forze di difesa hanno rivendicato la riconquista di 46 insediamenti nella regione, potendo contare sui pezzi di artiglieria a lungo raggio arrivati dagli alleati occidentali (il ministero della difesa di Kiev ha fatto sapere di aver appena ricevuto altri quattro lanciarazzi Himars da Washington e il primo di un lotto di sistemi tedeschi Mars-II, altrettanto moderni e precisi).

In risposta i russi stanno spostando un gran numero di truppe che finora erano state a concentrate ad est proprio sul fronte meridionale. L’obiettivo, secondo il presidente Volodymyr Zelensky, è puntare sul capoluogo di Kherson e sulla regione di Zaporizhzhia. E gli echi del conflitto restano forti anche a Kiev: nella regione della capitale circa 300 persone risultano disperse. Per la polizia molti risultano detenuti in Bielorussia.

(di Luca Mirone/ANSA)

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