Don Backy e la sua Immensità

Don Backy intervistato dal nostro corrispondente Emilio Buttaro
Don Backy intervistato dal nostro corrispondente Emilio Buttaro.

60 anni e passa di successi per una delle voci e delle firme più apprezzate della musica italiana. “L’immensità” è la canzone manifesto di un artista eclettico, a tutto tondo. Già, perché Don Backy è anche attore, scrittore, disegnatore di fumetti. “Se sapessi un segreto per scrivere una canzone – ha spiegato al nostro giornale – lo adotterei per fare tutti i pezzi in quel modo ma in realtà sono momenti, stati d’animo che un artista attraversa e in quegli attimi può venir fuori una canzone di grande successo come ‘L’immensità’. Forse quella notte in cui è nata ero nella condizione per poter esprimere quel tipo di brano”.

E in effetti quella canzone rimane una delle più amate di sempre, tradotta in tutte le lingue, grande successo in America Latina e cantata persino in giapponese. Anche l’altra sera Don Backy in un locale della Romagna ha regalato emozioni forti. “Sento l’affetto da parte della gente pur non apparendo tutti i giorni in tv o sui giornali. Le persone della mia generazione mi riconoscono e affollano i luoghi dove vado a cantare che siano locali o piazze”.

L’artista toscano ha lavorato in ben 23 film, tra cui il “Monaco di Monza” con Totò. “E’ stato un flash e non sono riuscito neanche a rendermene conto. Avvenne nel 1963, ero un ragazzo ed avevo appena cominciato a frequentare l’ambiente. So soltanto che fino a pochi mesi prima, Totò andavo a vederlo al cinema e improvvisamente me lo sono trovato davanti. In quel momento non ho avuto neanche il tempo per emozionarmi. Mi ha fatto tanti complimenti, era un periodo in cui Adriano Celentano mi stava lanciando e diciamo che Totò è stato un po’ il mio portafortuna”.

A Sanremo Don Backy manca dal 1971. “Di quel palco per molti anni diciamo che ho avuto nostalgia ed anche le canzoni adatte per poter ben figurare, soprattutto in quel periodo drammatico degli anni ’70, forse il più basso che abbia mai attraversato il Festival. Presentavo i miei pezzi in quegli anni così come anche più avanti e non venivano accettati da qualunque direttore artistico a cominciare da Pippo Baudo e poi Tony Renis, Bonolis, Baglioni, Carlo Conti. Sono andato anche personalmente a far sentire le mie canzoni però evidentemente non avevo le qualità necessarie per essere ammesso. Oggi non me ne frega più niente e forse l’unico motivo che potrebbe indurmi a partecipare o presentare una canzone sarebbe quello di essere invitato come ospite d’onore per aver dato al Festival alcuni tra i successi più importanti di sempre”.

In questo periodo Don Backy è anche in libreria con “A spasso per il tondo” ed in proposito l’artista aggiunge “è un libro che consiglio per chi ama una lettura leggere e soprattutto divertente”. Ma tra le recenti pubblicazioni c’è “Testi come poesie” che “racchiude tutte le parole delle mie canzoni dalla prima scritta nel 1957 all’ultima per il Carnevale del mio paese. Credo sia un bel libro anche per chi ama ripetere le canzoni leggendo le parole originali”.

Ma in una carriera straordinaria qual è stato il momento più emozionante? “Quando andai a Sanremo per la prima volta con ‘L’immensità’ nel 1967, ricordo la felicità di mia madre al telefono, direi niente di più bello che possa capitare a un artista”.

Testo e video intervista di Emilio Buttaro