Dopo dieci giorni ancora fuoco nel Carso. “E’ doloso”

In una foto dell'Ufficio Stampa dei Vigili del Fuoco scene di incendi nel Carso.
In una foto dell'Ufficio Stampa dei Vigili del Fuoco scene di incendi nel Carso.

SAVOGNA D’ISONZO. – Dopo dieci giorni, l’emergenza degli incendi sul Carso è tornata ai massimi livelli. Proprio quando si stava per decretare la fine della mobilitazione generale – dai sorvoli aerei di ieri non erano state ravvisate particolari criticità – la mano anonima di un piromane ha rigettato nel panico e nella disperazione centinaia di persone, che hanno dovuto abbandonare nuovamente le loro case.

A San Michele, frazione di Savogna d’Isonzo (Gorizia), le prima 25 famiglie erano state fatte evacuare nel corso della notte. Ma poche ore dopo, in giornata, il sindaco Luca Pisk ha emanato un’altra ordinanza che disponeva l’evacuazione dell’intera frazione, complessivamente circa 400 persone. Tutti i cittadini trascorreranno la notte nella palestra e nella scuola di Savogna d’Isonzo (Gorizia), dov’era già stato allestito un centro di prima accoglienza nei giorni scorsi quando 300 persone avevano dovuto sgomberare.

A togliere qualsiasi dubbio sull’origine delle fiamme, circostanza che, diversamente dalla scorsa settimana (quando si ipotizzava fossero state le scintille di un treno in frenata a fare da innesco per l’incendio di sterpaglia), è stata l’origine del fuoco, riconducibile a fianco della strada del Vallone, ora chiusa al traffico. Per questa ragione, sindaco e Prefetto di Gorizia hanno lanciato un appello alla popolazione perché vengano segnalate la presenza di individui che possano destare sospetti.

In ogni caso, in una sorta di drammatico ping pong, mentre le autorità slovene annunciavano di aver domato tutti i focolai, a pochi chilometri di distanza, in territorio italiano, si riproponeva il dramma dei giorni scorsi, e che sembrava finalmente scongiurato. Sono decine i Vigili del fuoco, gli agenti del Corpo forestale regionale e i volontari della Protezione civile Fvg che stanno cercando di arginare l’avanzata del rogo via terra, ponendosi a protezione delle case.

L’elettrodotto è stato staccato preventivamente e si teme che possano verificarsi nuovi blackout come quello della scorsa settimana che ha interessato anche il capoluogo regionale, Trieste. Dall’alto stanno operando i Canadair e tre elicotteri, ma la lotta è impari, anche perché il fuoco è alimentato da un forte vento.

Accanto agli operatori italiani, sono nuovamente accorsi, seppur stremati da dieci giorni di battaglie a difesa delle case dei loro connazionali, i Gaslici sloveni, in una memorabile e commovente alleanza transfrontaliera, che vede i soccorritori fare fronte comune contro le fiamme. E se, poco più di cento anni fa, in queste zone si combatteva una guerra di trincea senza esclusione di colpi, oggi le popolazioni che abitano a ridosso del confine si prodigano in slanci di altruismo che molti sottolineano con striscioni di ringraziamento.

(di Lorenzo Padovan/ANSA)

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