Colombia: bande criminali propongono tregua e dialogo a Petro

Due guardie armate del 'Clan del Golfo', nella Serranía San Lucas, Colombia.
Due guardie armate del 'Clan del Golfo', nella Serranía San Lucas, Colombia. (Ansalatina)

BOGOTÁ.  – Le sei bande criminali più pericolose della Colombia e altri gruppi illegali hanno proposto al presidente eletto Gustavo Petro di attuare un cessate il fuoco dal 7 agosto, giorno di insediamento del nuovo governo, e avviare “un dialogo” che metta fine alla violenza nel Paese.

É quanto si legge in una lettera pubblicata dal quotidiano El Tiempo e attribuita al Clan del Golfo, ai Caparros, ai Rastrojo, agli Shotta de Buenaventura, Inmaculada de Tuluá e i Mexicanos de Quibdó, tra i firmatari.

“Siamo disponibili al dialogo e alla riconciliazione, con l’obiettivo di fermare la violenza ciclica che alcuni di noi controllano”, afferma il messaggio rivolto a Petro, alla sua vicepresidente Francia Márquez e al futuro ministro degli Esteri, Alvaro Leyva.
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I gruppi criminali si dicono disposti a "coordinare un cessate il fuoco" con il governo dal 7 agosto, a "disarmare" le loro strutture, a "chiedere perdono", a "fornire verità totale e globale", a non commettere atti criminali, il tutto nell'ambito del modello della "giustizia riparativa" con cui nel Paese si giudicano gli ex guerriglieri delle Farc.

In cambio, hanno suggerito che "per quanto possibile" nessuno sia imprigionato e hanno chiesto una "seconda possibilità", anche per i membri di queste organizzazioni incarcerati all'estero. Il massimo leader del Clan del Golfo, Dairo Antonio Usuga, è stato inviato mesi fa negli Stati Uniti per essere processato per reati di traffico di droga.

"Abbiamo imparato la lezione che al giorno d'oggi non si può salire al potere con le armi, che questo deve essere raggiunto in modo democratico, proprio come ha fatto il presidente Gustavo Petro Urrego. Diciamo al Paese che siamo disposti a intraprendere lo stesso cammino", dicono i firmatari.

Petro ha già espresso la possibilità di ristabilire i colloqui di pace con l'Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) e si è dichiarato favorevole al raggiungimento di una piena pacificazione del Paese.