La Fed verso un rialzo dei tassi dello 0,75%

Cartello con sconti sui prezzi in un supermarket negli Stati Uniti. (ANSA)

NEW YORK.  – L’inflazione corre negli Stati Uniti e la Fed prepara una nuova stretta. La banca centrale americana si avvia ad alzare il costo del denaro di un altro 0,75% nel tentativo di raffreddare l’economia e, di conseguenza, la volata dei prezzi schizzati in giugno al 9,1%, ai massimi dal 1981. Un balzo record che ha portato alla ribalta l’ipotesi di un aumento dei tassi dell’1%.

“Saremo guidati dai dati”, ripetono come un mantra i componenti della Fed in vista della prossima riunione del 26 e 27 luglio. Gli analisti sono convinti che Jerome Powell non si spingerà a tanto e danno ormai per scontato un ritocco al rialzo da 75 punti base che, già digerito da Wall Street, non dovrebbe causare eccessivi scossoni visto che alcuni dati economici, fra i quali le richieste di sussidi alla disoccupazione, mostrano i primi segnali di rallentamento.

La Fed dovrebbe muoversi come una “tartaruga” non come una “lepre”, afferma Alan Blinder, professore di Princeton ed ex vicepresidente della Fed. “Alzando i tassi troppo velocemente rischi di spingersi troppo oltre”, aggiunge Blinder in un editoriale sul Wall Street Journal. Un timore condiviso da più parti: la Fed falco rischia involontariamente di rallentare in modo eccessivo l’economia e di non centrare quell’atterraggio morbido che è il suo obiettivo.

Complici i rialzi dei tassi della Fed, che ha avviato ormai da mesi un ciclo aggressivo di aumenti del costo del denaro, l’economia americana rischia di scivolare in recessione.

Il Fondo Monetario Internazionale – atteso presentare la prossima settimana l’aggiornamento delle sue stime di crescita – ritiene che gli Stati Uniti potrebbero riuscire di misura a evitare una recessione. Ma, ha avvertito, i rischi sono molti e sono al ribasso. Non è infatti solo l’inflazione a preoccupare: ci sono i lockdown in Cina che penalizzano le catene di approvvigionamento, la guerra in Ucraina e il rallentamento dell’economia europea.

Un mix pericoloso anche per gli Stati Uniti, dove Joe Biden sta incontrando non poche difficoltà a portare avanti la sua agenda economica ed è sommerso da una pioggia di critiche per caro-vita che non lascia tregua agli americani.

Il presidente in più occasioni ha ribadito l’indipendenza della Fed nella sua azione contro l’inflazione, consapevole però che una recessione rischierebbe di infliggere un colpo pesante alle chance dei democratici alle prossime elezioni di metà mandato in calendario in novembre