Sri Lanka senza pace, assalto al compound del premier

Una recente protesta a Colombo, Sri Lanka. (AP)

ROMA.  – Non trova pace lo Sri Lanka, dove continuano le proteste contro i suoi vertici, invitati a dimettersi e sotto accusa per una crisi economica che paralizza il Paese.

Dopo un fine settimana di attacchi alle residenze ufficiali dei due più alti funzionari dello Sri Lanka e del suo presidente, Gotabaya Rajapaksa, oggi è stata la volta del compound del primo ministro, Ranil Wickremesinghe.

I manifestanti, tra gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, incuranti dello stato di emergenza e del coprifuoco poi revocati dal governo, hanno infatti preso d’assalto la residenza del premier nella capitale Colombo. Wickremesinghe era appena diventato presidente ad interim dopo che il capo dello Stato è fuggito all’estero su un aereo militare con la moglie e due guardie del corpo, riparando nel vicino arcipelago delle Maldive.

La nomina rispetta la Costituzione, che prevede l’interim presidenziale del premier in caso di assenza del presidente dal Paese, come ha spiegato lo speaker del Parlamento Mahinda Yapa Abeywardana. Quest’ultimo ha detto oggi, con la folla di manifestanti giunta anche fuori dal suo ufficio, che il presidente gli ha confermato con una telefonata le proprie dimissioni, ufficiali tuttavia soltanto con la consegna della relativa lettera allo speaker.

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Il presidente, a sua volta, ha trovato decine di concittadini che hanno esortato Male a non fornirgli rifugio e la rabbia della folla è quindi esplosa contro il primo ministro, esortato a lasciare come lo stesso Wickremesinghe aveva annunciato via Twitter nel fine settimana “per far posto a un governo di tutti i partiti”. Nonostante il premier abbia dato disposizioni a esercito e polizia di “fare ciò che è necessario per ristabilire l’ordine”, le armi sono rimaste abbassate mentre i manifestanti vagano all’interno del suo compound.

Sono quindi ore decisive per lo Sri Lanka, popolato da 22 milioni di abitanti e colpito dalla peggiore crisi finanziaria dall’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948. L’inflazione ha infatti determinato il balzo dei prezzi dei beni di prima necessità e le sue riserve di valuta estera sono crollate ai minimi storici, con i dollari ormai al lumicino e necessari per pagare le importazioni cruciali di cibo, medicine e carburante.

I razionamenti dei beni essenziali sono all’ordine del giorno e martedì scorso Wickremesinghe ha dichiarato il Paese “in bancarotta”.

(di Valentina Maresca/ANSA).

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