Ue taglia crescita, Italia resta sopra a 2% nel 2022

Il commissario europeo dell'Economia, Paolo Gentiloni, ANSA
Il commissario europeo dell'Economia, Paolo Gentiloni, ANSA

BRUXELLES.  – Non è ancora una recessione, ma tutto dice di prepararsi al peggio. L’emergenza gas ormai conclamata, la corsa incontrollata dei prezzi e l’esito incerto della guerra in Ucraina affondano le prospettive economiche dell’Eurozona per il 2022 e, soprattutto, per il 2023.

Certificando un declino che dall’inizio dell’aggressione russa non conosce sosta. Nelle nuove previsioni economiche d’estate – che saranno presentate domani mattina alle 11 dal commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni – la Commissione Ue si vede costretta a rivedere ancora una volta al ribasso la crescita, limandola, a quanto si apprende, di qualche decimale rispetto al 2,7% stimato a maggio.

Una tendenza generalizzata che non risparmierà l’Italia: il Pil per quest’anno scenderà sotto al 2,4% proiettato a maggio, restando tuttavia sopra, seppur di misura, al 2%. Un taglio per ora lieve che si fa invece molto più drastico per il 2023, quando la crescita nell’area euro dovrebbe calare di circa 1 punto percentuale dal 2,3% preventivato a maggio. Sempre che la situazione non precipiti prima, trascinando tutti o quasi nella recessione.

L’aria della vigilia a Bruxelles non lascia presagire nulla di buono per i mesi a venire. Rispetto alle previsioni di maggio, nelle ultime settimane lo scenario è peggiorato: la parità tra euro e dollaro non aiuta a fermare la galoppata dell’inflazione, il gas dalla Russia – complice lo stop al Nord Stream fino al 20 luglio – è sempre meno, e l’incertezza  per famiglie e imprese è sempre più forte.

Questo significa che l’economia Ue continuerà, almeno per il momento, a crescere ma a un ritmo molto più lento di quanto immaginato in precedenza. Un ritmo che dipende anche dalla Germania, che stretta tra il caro prezzi e l’emergenza gas, vede la sua produzione industriale (ultimi dati Eurostat) al palo.

Del resto, aveva ammesso ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, al termine dell’incontro con i ministri finanziari dei Ventisette, “l’Ue mostra grande resistenza ma non dobbiamo adagiarci sugli allori”. Parole che cercano di scacciare il pericolo di una profezia di sventura che si auto-avveri. Ma a tenere il Pil a galla è soprattutto l”effetto trascinamento’ del rimbalzo registrato nel 2021.

E le speranze di restare in territorio positivo anche nel 2023 sono ridotte, riposte perlopiù, oltre che in un esito positivo della guerra, nell’impatto (reale o psicologico) dell’attuazione dei Pnrr da parte dei governi e, per il “club del Mediterraneo”, nella ripresa del turismo nei mesi estivi.

Subito dopo le previsioni, i fari sono puntati sulle mosse della Bce per tamponare l’inflazione. Il 21 luglio ci sarà il preannunciato primo rialzo dei tassi di interesse dello 0,25%. Al quale ne seguiranno altri probabilmente già dall’autunno, a un ritmo che dipenderà dai dati.

E poi, soprattutto, c’è il disegno dello scudo anti-spread per proteggere i Paesi ad alto debito da un’eventuale nuova tempesta sui mercati. Con lo spread tra Btp e Bund che oggi ha chiuso in rialzo sfiorando i 199 punti, i dettagli sullo strumento contro la frammentazione sono sempre più attesi.

La presidente Christine Lagarde ha chiesto la fiducia di tutti. Ma i falchi del Nord, Berlino in testa, hanno già giurato battaglia dicendosi, per bocca del presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, pronti a opporsi.

(di Valentina Brini/ANSA).

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