Caldo record alle porte, l’allarme siccità si allarga

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BOLOGNA. – Col grande caldo ormai alle porte, complice l’irruzione dell’anticiclone africano, si accentua lo stato grave di siccità in Italia. Soprattutto al Nord, col fiume Po ormai in sofferenza da mesi e per lunghi tratti non più navigabile a motore, e gli agricoltori in ginocchio per il bisogno di acqua in un periodo cruciale per i raccolti. Ma non solo.

In audizione alla Camera, il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ha anticipato la possibile estensione dello stato di emergenza ad altre regioni del Centro-Nord e ha annunciato misure ad hoc entro la fine del mese. Il 4 luglio è già stato deliberato dal Consiglio dei ministri lo stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, per Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto.

Nell’informativa urgente a Montecitorio, Patuanelli ha detto che tale status potrebbe andare anche ad altre Regioni che hanno già presentato o stanno presentando richiesta, tra cui Lazio, Umbria, Liguria e Toscana. Il Governo, ha assicurato, “sta lavorando per inserire nel decreto legge a sostegno dei lavoratori e delle imprese che intendiamo adottare entro la fine del mese alcune disposizioni urgenti per affrontare l’emergenza idrica”.

Non più rinviabile per il ministro “il rafforzamento del coordinamento degli interventi strutturali” per la mitigazione dei danni della siccità e per il “potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche”.

Il quadro, dalle campagne alle città, è pessimo. Da domani e nei prossimi giorni l’Italia, un po’ come tutta l’Europa occidentale, entra in quella che gli esperti temono sia la peggiore ondata di calore di quest’estate. Una specie di girone infernale. Le temperature sono in costante aumento, con picchi previsti di 42 gradi nel nostro Paese (alla penisola iberica va perfino peggio con 46 gradi).

Piogge non se ne vedranno. E a farne le spese saranno corsi d’acqua e bacini sempre più scarichi e terreni sempre più aridi. Sciolta ormai da settimane, la neve sulle montagne non mitigherà più nemmeno con l’effetto albedo, ovvero il potere riflettente del bianco sui raggi del sole. Nei giorni scorsi l’Osservatorio per la crisi idrica sul Po ha snocciolato dati sempre più critici soprattutto per la Pianura Padana, continuando a invocare uno spirito solidaristico tra enti e comunità per non far mancare al più assetato, il fiume Po, il suo deflusso minimo vitale, ovvero una portata che – seppur minima – garantisce sopravvivenza all’habitat e a ciò che vi ruota intorno.

Il Piemonte però fa sapere che in questo momento non riesce a ridurre, come chiesto, del 20% i prelievi irrigui: “Riteniamo sia preferibile una valutazione specifica per sottobacino che tenga conto, tra le altre cose, del valore delle coltivazioni e degli impianti che rischiano di essere perduti”. Intanto l’Agenzia interregionale del Po, Aipo, sconsiglia la navigazione a motore su ampi tratti del fiume perché i livelli idrometrici sono troppo bassi.

Non sono immuni altre aree. In Friuli Venezia Giulia senza piogge sono a rischio le colture di mais e soia. Criticità alta è stata decretata per tutti i principali corsi d’acqua del Triveneto ad eccetto dell’Adige, di poco sotto. Migliaia di animali sono senz’acqua nel nord della Sardegna.

(di Stefania Passarella/ANSA)

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