Il dramma di Srebrenica continua a dividere la Bosnia

Ratko Mladic,"il boia di Srebrenica" in aula.
Ratko Mladic,"il boia di Srebrenica" in aula. Archivio.(ANSA)

BELGRADO.  – Il genocidio di Srebrenica, del quale è stato commemorato oggi il 27/mo anniversario, non cessa di pesare sulla storia e sulle coscienze degli europei e continua a dividere la Bosnia-Erzegovina, la cui prospettiva di integrazione europea appare sempre lontana per i continui contrasti e le perenni incomprensioni fra le tre componente etniche del Paese – musulmani, serbi e croati.

Anche oggi alle cerimonie ufficiali al cimitero-memoriale di Potocari, alle porte di Srebrenica, presenti migliaia di persone e numerosi esponenti politici e religiosi locali e della comunità internazionale, erano assenti i rappresentanti serbi di Belgrado e i serbo-bosniaci della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese balcanico (l’altra è la Federazione croato-musulmana), che continuano a sostenere che a Srebrenica nel luglio 1995 furono commessi orrendi crimini e atrocità che non si possono tuttavia definire genocidio, come stabilito invece dalla giustizia internazionale riguardo al massacro di oltre 8 mila musulmani bosniaci ad opera delle truppe serbo-bosniache al comando di Ratko Mladic.

E denunciano al tempo stesso la totale assenza di rispetto e attenzione per le migliaia di vittime serbe del conflitto armato in Bosnia del 1992-1995, e il silenzio su eccidi e massacri ad opera dei musulmani.

Per questo, alla vigilia delle commemorazioni, i serbo-bosniaci hanno esposto su pannelli di legno lungo una strada che porta a Potocari centinaia di foto di serbi uccisi nell’est della Bosnia-Erzegovina durante la guerra.

Dal canto loro i rappresentanti bosgnacchi musulmani nel consiglio comunale di Srebrenica, alla vigilia dell’anniversario, hanno boicottato la seduta indetta dal sindaco e dagli altri consiglieri di etnia serba per commemorare tutte le vittime della guerra, sia musulmani che serbi.

E la giornata odierna è stata di lutto solo nella Federazione croato-musulmana e non nella Republika Srpska per via dell’ennesimo mancato accordo nel governo. Sono stati in tanti nel corso delle commemorazioni a denunciare il persistente negazionismo da parte dei serbi, gran parte dei quali considerano autentici ‘eroi’ Ratko Mladic e Radovan Karadzic, rispettivamente capo militare e leader politico dei serbi di Bosnia, condannati entrambi all’ergastolo dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità, in particolare per il genocidio di Srebrenica e l’assedio di Sarajevo.

“Chi cerca di negare il genocidio di Srebrenica, di sminuire la portata di tale crimine, vive in una ignoranza volutamente deliberata”, ha detto il rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt.

Mentre per Serge Brammerz, procuratore capo dell’organismo che è subentrato al Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi) “negare il genocidio e esaltare i criminali di guerra danneggia i Paesi della ex Jugoslavia”.

Analoga la posizione dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell che, in una dichiarazione congiunta con il commissario all’allargamento Oliver Varhelyi, ha sottolineato che “in Europa non c’è posto per la negazione del genocidio, per il revisionismo e la glorificazione dei criminali di guerra”.

Il predecessore di Christian Schmidt, l’ex Alto rappresentante internazionale Valentin Inzko, poco prima della scadenza del suo mandato un anno fa e servendosi dei suoi poteri, ha vietato la negazione del genocidio e l’esaltazione dei criminali di guerra, imponendo pene variabili da tre mesi a tre anni di carcere.

Una decisione questa rigettata con forza dai serbo-bosniaci, a cominciare dal loro leader Milorad Dodik, membro serbo della presidenza tripartita bosniaca, che da allora ha notevolmente intensificato e rafforzato la sua attività dai toni chiaramente secessionisti per la Republika Srpska, accrescendo timori e preoccupazioni nella comunità internazionale.

(di Franco Quintano/ANSAmed).

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