Spesa pensioni balza per inflazione. Cantiere riforma

Una coppia di pensionati fa i conti delle spese
Una coppia di pensionati fa i conti delle spese. (ANSA)

ROMA.  – L’impennata del costo della vita, frutto degli effetti del conflitto russo-ucraino, nonché dello “strascico” della pandemia da Covid-19, potrebbe tradursi (anche) in una “escalation” della spesa pensionistica, nel nostro Paese: l’inflazione, che a fine anno potrebbe assestarsi all’8%, giungerebbe, infatti, a pesare per 24 miliardi sulle uscite per prestazioni dell’Inps.

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E, mentre si è aperto il cantiere pensionistico, che dovrebbe prevedere, tra l'altro, il rinnovo dell'Ape sociale e di Opzione donna (misure che, a giudizio del ministro del Lavoro Andrea Orlando, hanno "ottenuto buoni risultati") e probabilmente una sorta di uscita graduale in cambio di nuovi ingressi, per i più giovani si prospetta un impegno occupazionale più esteso nel tempo e con esiti finanziari meno consistenti, rispetto alle generazioni “adulte”, visto che è stato calcolato che "con 30 anni di contributi versati e un salario di 9 euro lordi l'ora, un lavoratore potrebbe avere una pensione a 65 anni di circa 750 euro".

È quanto emerso dalla presentazione, stamattina, alla Camera, del XXI Rapporto annuale dell'Istituto di previdenza sociale (Inps), il cui presidente Pasquale Tridico ha affermato che, nel 2021, in Italia, "la distribuzione dei redditi all'interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente" di personale che riesce a portare a casa, a fine mese, una paga "inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza. Per la precisione – ha scandito – il 23% guadagna meno di 780 euro al mese", ma a conferma degli "strappi vistosi" che l'emergenza sanitaria ed economica ha generato nel mercato, vi è l'1% dei soggetti meglio remunerati che, invece, "ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della propria quota sulla massa retributiva complessiva".

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Il tasso di occupazione l'anno scorso ha quasi raggiunto il 60%, il valore più alto registrato da sempre, eppur ancora lontano dall'obiettivo europeo del 70%; la platea degli assicurati all'Inps (subordinati ed autonomi) è giunta alla cifra di 25,683 milioni e, recita lo studio, "trainante è stata la crescita dei dipendenti, sia pubblici, sia privati, inclusi i domestici (per effetto della regolarizzazione che è stata attivata nel 2020, con circa 100.000 lavoratori “emersi” a seguito della sanatoria), mentre è stabile, o declinante la consistenza degli operai agricoli" ed è "lenta e continua l'erosione per artigiani, commercianti ed agricoli autonomi".

Orlando ha messo in luce, dati alla mano, l'ampliamento dell'area dei cosiddetti 'working poor', ossia "persone che lavorano 10-15 ore a settimana", e "sono probabilmente dei disoccupati, o dei sotto-occupati involontari; persone che vorrebbero" applicarsi di più, "ma che non trovano opportunità adeguate", ha spiegato.

"Dopo l'approvazione della direttiva sul salario minimo in Europa – ha aggiunto il titolare del dicastero di via Veneto – penso che vi siano le condizioni per un'intesa con le parti sociali per arrivare ad un punto di caduta positivo che tenga conto della peculiarità italiana, facendo derivare il salario minimo, comparto per comparto, dai contratti comparativamente maggiormente rappresentativi".

Nella Penisola, poi, si legge nel Rapporto dell'Inps, nel 2021 i pensionati con assegni inferiori a 1.000 euro al mese "erano il 32% del totale, pari a circa 5 milioni 120.000 persone".

Cospicuo, inoltre, il ricorso alla Cassa integrazione: al 31 dicembre scorso, infatti, si sono contati 3 milioni di beneficiari di ammortizzatori sociali (per un importo globale di circa 10 miliardi) e "le giornate di malattia hanno segnato il culmine nel mese di gennaio 2022", per un ammontare di "quasi 30 milioni di giornate, riferite a più di 3 milioni di lavoratori assenti per infezione,o quarantena".

(di Alessia Tagliacozzo e Simona D'Alessio/ANSA).

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