L’altra faccia del ricordo

Genova
Genova. (Foto di Paolo Trabattoni da Pixabay)

Il passaggio del Tempo e le sue deturpazioni, sono certamente più graffianti ed impietose sull’essere umano che su tutto il resto. La pietra si può sempre levigare, un antico portale restaurare.
E’ solo l’uomo che invecchia.
Una città mai.
Eppure… Rivedere dopo tanti anni i luoghi dove si è stati ragazzi, comporta inevitabilmente la delusione.

Ho rivisto Genova un po truce, se vogliamo, tortuosa per interminabili scale, salite, scoscese, e l’ho guardata a lungo. Frugando con lo sguardo ciò che essa espone o nasconde. Un tempo, più che guardare la città la proiettavo all’esterno, cercando d’indovinare dove avrebbe potuto condurmi il grande mare che lambisce pazientemente il litorale roccioso.
Ora lo so.
Mi ha condotto lontano, troppo lontano, forse.
E quando lasci un posto è per sempre.
Poiché non convivendo più con esso e non vedendolo modificarsi, ne perdi così l’aspetto amico e famigliare.
Tornare a Genova, per me adesso, non significa solo percorre miglia di mare o di cielo ma, a ritroso, spazi di tempo.

Con rabbia e sconforto osservo questa mia città.
E’ come se mi avesse tradita.
L’ho pensata per tanti anni immutabile per ritrovarla invece più modificata di me. Anche se, per contro, le facciate di certe case, scrostate allora, hanno adesso l’intonaco nuovo.
Ma non è che Genova sia più brutta.. è solo.. diversa.
E questo mi fa dolore. Perché è cambiata senza di me.
Perché avrebbe dovuto aspettarmi.
Che cosa sono vent’ anni per una città che esiste da tanti secoli?
Era questo il premio che ambivo per il mio ritorno.
Ritrovarla qual era.
Quale è sempre stata nei miei sogni mentre, sotto un altro cielo, vivevo le esperienze più significative della mia vita.

Forse però anch’io ho le mie colpe.
Anch’io ritornando devo averla delusa.. non parlando più il suo dialetto ma un’altra lingua!
E non è molto da offrirle…
Cara, vecchia Genova.
Impreziosita da arabeschi di luce che filtrano dai vicoli e da grigi tetti di ardesia, lucenti sotto la pioggia!
Ma non si può, in nome della nostalgia, rinnegare lo stimolo della gioventù, che ti esorta a cercare per conto tuo, a non adagiarti su cammini già prestabiliti.
L’uomo è creatura della sua città.
E come tale il suo destino è, spesso, allontanarsene.
Forse non c’è stato nessun tradimento.
C’è stata, se mai, la sciocca illusione di credere che solo uno ha il diritto di cambiare.
Tutto il resto no.

(GIMS)

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