Covid: vaccini proteggono di più le donne e single

Al centro hub vaccinale del palazzo delle Scintille Citylife tanti i giovani e adolescenti che si vaccinano per il covid-19
Al centro hub vaccinale del palazzo delle Scintille Citylife tanti i giovani e adolescenti che si vaccinano per il covid-19, 17 Agosto 2021 - ANSA/MATTEO CORNER

ROMA. – Non solo le patologie pregresse e l’età, ma anche il sesso, lo stile di vita e lo stato civile influiscono sulla risposta immunitaria che si acquisisce dopo la vaccinazione anti Covid-19. Essere donna e single, ad esempio, è associato a una protezione maggiore. A dirlo è uno studio italiano, promosso dalla Sapienza e dal Policlinico Umberto I di Roma, pubblicato su Journal of Personalized Medicine.

La ricerca ha preso in esame 2.065 operatori sanitari del Policlinico Umberto I a cui era stato somministrato il vaccino anti Covid-19 a mRNA di Pfizer BioNTech. Il campione è stato sottoposto a due prelievi di sangue, dopo 1 mese e dopo 5 mesi dalla seconda vaccinazione. Dai risultati è emerso che a 1 mese dalla vaccinazione i soggetti con una pregressa infezione da Covid-19 e quelli più giovani avevano livelli di anticorpi più alti; al contrario le malattie autoimmuni, le patologie polmonari croniche e il tabagismo erano correlati a livelli più bassi.

A 5 mesi dalla vaccinazione c’è stata una diminuzione mediana del 72% del livello anticorpale, tuttavia meno evidente nelle donne e nei soggetti con infezione pregressa. Nei fumatori, negli ipertesi e nei meno giovani riscontrato un crollo di circa l’82% dei livelli di anticorpi anti-Spike. I ricercatori hanno inoltre osservato un mantenimento maggiore della risposta anticorpale nei single o conviventi rispetto ai soggetti sposati, divorziati o vedovi.

“Questa associazione – spiegano – potrebbe essere dovuta ad altre variabili cliniche inesplorate, come lo stile alimentare”. Tra gli autori della ricerca anche la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, che commenta: “Lo studio mette in rilievo come il perseguimento della salute, anche di fronte a situazioni pandemiche, sottenda a un più generale principio di benessere sociale.

I fattori legati agli stili di vita, infatti, hanno un ruolo rilevante nella risposta immunitaria. La prima cura è quindi l’innalzamento della cultura sanitaria e degli standard qualitativi di vita”. L’auspicio della coordinatrice dello studio, Stefania Basili, è che “la nostra analisi possa incoraggiare ulteriori ricerche a indagare gli effetti delle variabili legate al genere e allo stile di vita sulla risposta immunitaria, facendo emergere una medicina personalizzata e di precisione”.

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