ROMA. – La guerra in Ucraina è appena cominciata, perché “non abbiamo ancora iniziato a fare le cose sul serio”. Dopo quattro mesi e mezzo dall’inizio dell’invasione, e nel pieno dell’offensiva sul Donbass, Vladimir Putin chiarisce ancora una volta che è deciso ad andare fino in fondo.
E lancia una nuova sfida all’Occidente, che fornisce armi e sostegno economico a Kiev: “Se vogliono sconfiggerci sul campo, ci provino”.
Dopo la conquista del Lugansk e l’inizio dell’assalto al Donetsk, Putin si è rivolto ai leader del Duma per inviare un messaggio di forza e fiducia sugli sviluppi della sua “operazione speciale”, al termine di un’ennesima giornata di bombe su tutto il Paese. I missili russi hanno colpito l’Isola dei Serpenti, simbolo della resistenza ucraina, non appena Kiev ne ha rivendicato la riconquista. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, un attacco di “precisione” ha provocato la morte di alcuni soldati che stavano piantando la bandiera gialla e blu. I difensori hanno confermato che il molo è stato “danneggiato in modo significativo”.
I raid si sono abbattuti su tutta la zona. Una nave cisterna con bandiera moldava, che era già alla deriva con 500 tonnellate di gasolio, è stata colpita nuovamente e adesso è una “bomba a orologeria ambientale”, ha denunciato il comando operativo meridionale. Nella regione di Odessa sono finiti in fiamme due hangar contenenti “circa 35 tonnellate di grano”, hanno riferito le autorità.
Proprio nella guerra del grano, drammatica appendice del conflitto sul terreno, si inasprisce la tensione tra Mosca e Kiev. L’imbarcazione battente bandiera russa Zhibek Zholy, ferma da giorni in acque turche con l’accusa di trasportare cereale rubato agli ucraini, ha avuto il via libera da Ankara a ripartire.
Immediata la protesta del governo Zelensky. Il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore turco per denunciare “gli sviluppi inaccettabili” della vicenda e per sottolineare che gli appelli di Kiev a sequestrare il cargo sono stati “ignorati”. Nel frattempo, milioni di tonnellate di grano restano ferme nei silos ucraini a causa del blocco russo dei porti. E come se non bastasse, il ministero dell’agricoltura ha fatto sapere che il raccolto del 2022 sarà ben al di sotto di quello dell’anno precedente, per le “difficoltà della semina e della logistica” legate alla guerra: la stima è di 50 milioni di tonnellate, 35 milioni in meno.
Intanto nel teatro principale del conflitto, il sud-est dell’Ucraina, le truppe russe hanno continuato a bombardare il Donetsk provocando almeno sette morti in 24 ore. A Kramatorsk, il capoluogo dell’oblast controllato dagli ucraini, un razzo ha aperto una voragine in un cortile di una zona densamente popolata, tra alberghi e condomini. Sei edifici danneggiati e almeno una vittima e sei feriti, il bilancio.
Nella vicina Sloviansk, che appare il prossimo obiettivo russo, da giorni si sono intensificati gli attacchi dal cielo e con l’artiglieria. In preparazione dell’assalto con le truppe. Ma gli ucraini già promettono una difesa strenua. Secondo il sindaco Vadym Liakh il nemico resta bloccato sull’altra sponda del fiume Siverskyi Donets, mentre le nuove fortificazioni “ci consentiranno di trattenere il nemico per mesi”.
L’avanzata russa si conferma lenta e complicata, rileva il think tank americano Isw, affermando che per la prima volta l’esercito aggressore non ha rivendicato conquiste territoriali.
La lettura è quella di una pausa operativa, con attacchi su scala ridotta, in attesa di recuperare le forze e creare le condizioni per operazioni più significative. Putin, del resto, non ha alcuna intenzione di rallentare. “Abbiamo sentito che l’Occidente vuole batterci sul campo di battaglia, ci provi”, ha avvertito lo zar incontrando i leader della Duma. Inviando un messaggio anche agli ucraini, “che rifiutano i colloqui di pace. Devono sapere che più andremo avanti, più sarà difficile per loro negoziare con noi”.
(di Luca Mirone/ANSA).